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Che Dio ci aiuti 2 – Miriam Dalmazio a TvBlog: “In una terza serie mi piacerebbe esplorare la maternità di Margherita”

Che Dio ci aiuti 2: Miriam Dalmazio racconta i dietro le quinte della fiction con i colleghi e i dietro le quinte della sua vita, da Palermo al Centro Sperimentale di Roma con il sogno di Parigi…

pubblicato 28 Marzo 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 19:54



Miriam Dalmazio è l’attrice che interpreta da due anni Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti. Intervistarla è una sorpresa: appare molto più consapevole e meno leziosa sia del suo personaggio che dell’immagine che sulle prime si può avere di lei. Elena Sofia Ricci nell’intervista che le abbiamo dedicato l’aveva descritta come una ragazza “uscita fuori da un quadro di Botticelli, molto struggente nella sua professionalità e umanità.” (vedrete più avanti che Miriam ricambia) e aveva ragione. E se il suo viso vi dice qualcosa ma non riuscite a focalizzare dove l’avevate già vista prima di Che Dio ci aiuti, vi aiutiamo subito: era il volto giovane e femminile di Come un delfino, e ha partecipato anche a Il paese delle piccole piogge e Sposami. Ecco a voi l’intervista, buona lettura!

Partiamo da “Che Dio ci aiuti”:l’anno scorso Margherita era la ragazza “contro”, la pediatra mancata che invece di bimbi e pappette voleva studiare delitti e cadaveri a medicina legale. Quest’anno invece si confronta con la corsia. Come è cambiato iltuo personaggio nell’arco delle due serie?

Margherita è cambiata radicalmente: l’anno scorso era un personaggio molto più frivolo e superficiale, ora è una donna, sia nell’aspetto fisico sia nelle scelte pesanti e importanti che è in grado di fare. E viene a contatto con la sofferenza vera… cresce di botto! E’ molto più umana e meno fumetto, meno cartone animato. Infatti il più delle volte mi sembrava di recitare un altro personaggio, anche in scene molto forti, mi rendevo conto che diceva proprio cose diverse rispetto a quelle che avrebbe detto l’anno scorso. Ma sono molto contenta: è stato come recitare due personaggi in uno!

E cos’è cambiato in Miriam Dalmazio e nella sua vita dal giorno in cui ha fatto il primo provino per Che Dio ci aiuti?

Direi che oggi c’è una consapevolezza diversa, credo anche di essere cresciuta artisticamente… me lo dicono tutti e allora un fondo di verità ci sarà! (ride). E poi sono andata a vivere da sola! Sono anche più lucida: allora stavo ancora facendo una scuola, mi sembrava di vivere due vite. Ero una studentessa, ora sono una lavoratrice… insomma, sono cresciuta!

Margherita in questa stagione si trova a interagire col professor Limbiati (Luca Capuano) e col paziente Emilio (Ludovico Fremont). Secondo te cos’è che la attrae in ciascuno dei due? Tu chi avresti scelto, avendo a disposizione tutti gli uomini della serie, anche quelli altrui?

Con Limbiati è un colpo di fulmine: Margherita è attratta dal suo aspetto fisico, e da quello che rappresenta. Lei ha sempre un grande bisogno d’amore, si sente protetta dalla loro relazione, dalla sua maturità e dalla sua posizione. Di Emilio invece la colpisce la sua voglia di vivere, anche e soprattutto perché lui combatte ogni giorno tra la vita e la morte. E ci sono parecchie scene in cui è proprio Emilio a farla riflettere sulla vita. E’ un esempio di purezza e di coraggio. Per quanto mi riguarda probabilmente uno di quelli che mi piacerebbero di più è Guido Corsi, perché, anche per il modo in cui Lino Guanciale l’ha interpretato, ha quella sua durezza che nasconde tantissime fragilità. Non è uno scontato, e probabilmente Miriam si innamorerebbe più facilmente di un uomo così.

Sono già andate in onda cinque puntate su otto: qual è stata la scena più divertente da girare, quella più difficile e quella che ti ha dato più soddisfazione?

Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2

Quella più divertente… a me piacciono tantissimo le scene che giro con Francesca Chillemi (Azzurra), mi diverto tantissimo con lei quindi direi tutte… ma forse la migliore è stata quella in cui “mi salvava” da Nina che mi doveva dare consigli e invece era cattivissima e mi portava a fare shopping.
Quella più difficile non è ancora andata in onda: è una scena in cui litigo in ospedale con Suor Angela per delle scelte che ho fatto. E quella che mi ha dato più soddisfazione… anche quella non è ancora andata in onda, perché per Margherita le cose più importanti arrivano alla fine della serie… (sorride) quindi guardate le ultime tre puntate!

La corsia nasce da un fallimento e in corsia nasce un tradimento. A te è capitato di fallire, tradire o essere tradita? Tu come ti relazioni con queste due sensazioni? Credi che i fallimenti rafforzino o indeboliscano? E le vittorie?

Io sono fondamentalmente monogama, non tradisco mai… uno alla volta! Non ho mai avuto la sicurezza di essere stata tradita, mi sono fatta delle idee perché mi è capitato di leggere delle mail, ed è una sensazione che ho vissuto sempre molto male. Per me le prese in giro sono la cosa peggiore che un amico o un fidanzato possa riservare. E quando le scopro qualcosa in me finisce, un rapporto non resta mai come prima. Infatti in quel caso quando ho avuto il dubbio me lo sono trascinata per un po’ e poi la storia è finita. I fallimenti rafforzano. Certo, lì ti cade il mondo addosso ma col senno di poi riesci a vedere che un fallimento può soltanto aiutarti. Poi ovviamente dipende dal carattere… c’è chi ne trae giovamento e chi si butta giù. Io ho avuto vari esempi di persone che si sono buttate giù e quindi a maggior ragione tendo a cercare di rafforzarmi, quando succede.

Margherita è la cuoca del gruppo, torte bruciate a parte. Tu come ti relazioni col cibo? Com’è stato passare dai cannoli siciliani alla cucina Romana? E in Emilia, terra di cuochi e trattorie, com’è andata? Che piatto ti porti nel cuore?

(ride) Io col cibo ho un rapporto decisamente malato, devo veramente risolverlo! Mangio pure anche quando non ce la faccio più, mi piace proprio… soprattutto alla sera mi viene una fame incredibile. Passare da Palermo a Roma… non è stato il massimo perché in Sicilia nei bar e nei ristoranti hanno una capacità espositiva meravigliosa, a Roma questo particolare è curato meno e quindi ti viene meno l’acquolina in bocca quando passi, però… (sorride) però le paste come le fanno a Roma non le fanno da nessuna parte. Che poi a me piacciono proprio quelle pesanti, amatriciana, carbonara, cacio e pepe… me ne mangio una praticamente ogni sera! In Emilia è stato un trionfo di sapori, siamo anche andate dallo chef Bottura che ci raccontava cose meravigliose mentre mangiavamo, cose comprensibili solo con le papille. Il piatto che mi porto dall’Emilia sono i ravioloni con la zucca, burro e salvia.

Che cosa ti piacerebbe esplorare in Margherita in un’eventuale terza serie… e soprattutto, visti gli ascolti finora, ci sarà una terza serie?

Di una terza serie si inizia a parlare, ma non si sa ancora nulla di preciso. A me piacerebbe esplorare il lato materno di Margherita. Lei che è sempre così affettuosa, che ha a che fare con la cucina… mi piacerebbe interagisse coi bambini, anche in modo “finto” come accade tra Azzurra e Davide, che non è suo figlio ma porta in scena comunque quel tipo di rapporto.

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A proposito di ascolti: Che Dio ci aiuti è andato in onda le prime 4 puntate il giovedì, poi la quinta il mercoledì, adesso la sesta di giovedì (stasera) e per settima e ottava si parla di mercoledì e giovedì della settimana prossima. Secondo te per la serie è meglio il mercoledì o il giovedì, visto anche che su Raidue il giovedì c’è The Voice?

Visto com’è andato l’ultimo mercoledì che ha fatto più ascolti di tutti i giovedì precedenti mi pare scontato dire mercoledì. Poi forse non tutti sapevano che ci avevano spostato di giorno, e forse un filo di pubblicità in più alla cosa sarebbe stato meglio, però mi sembra chiaro quale sia il giorno “preferito” dalla gente.

Oltre Che Dio ci aiuti, hai partecipato a Sposami, il paese delle piccole piogge e Come un delfino. Cosa hai portato via da ciascuno di questi set?

In “Il paese delle piccole piogge” avevo un ruolo veramente piccolo per cui ho portato via poco se non un bellissimo rapporto con il regista, Sergio Martino. Essere gratificate da un regista è sempre bello e non tutti lo fanno.
Come un delfino è stato un progetto meraviglioso che io ho vissuto molto male, me la sarei potuta giocare molto meglio. (La scrivente pensa ai panorami in piscina della fiction in questione e incredulisce palesemente, ndr) Ti spiego: ero giovanissima, ero su un set con molti attori maschi e la cosa mi ha imbarazzato tantissimo… non me la sono goduta come avrei potuto, anche perché alcuni erano un po’ primedonne e io assorbo tantissimo le energie dell’ambiente. Ricordo il mio imbarazzo di quei giorni… e la consapevolezza che oggi la affronterei in un altro modo!
Di Sposami ricordo delle scenografie meravigliose, ho visto luoghi incantevoli e ho amato molto girare a Trieste.

Definisci con tre parole o tre immagini…

Raoul Bova – Una statua con gli occhi di velluto. Ci siamo incontrati al mio provino, alla fine del quale lui si è alzato, è venuto verso di me e mi ha detto “Ciao io sono Raoul e tu sei molto brava” e devo dire che quando l’ho visto ci sono rimasta, perché è veramente, schifosamente, bello. Quando recita poi i suoi occhi esprimono una dolcezza infinita. Mi sembra un ragazzo che ha tanto sofferto, non so perché, forse per via di quello sguardo malinconico… ma dolcissimo.
Elena Sofia Ricci – (che di lei ha detto “Miriam Dalmazio (Margherita) è uscita fuori da un quadro di Botticelli, è molto struggente nella sua professionalità e umanità.”) – Elena è un pilastro. Io la vedo come un grande abbraccio, è l’unica cosa che mi viene in mente quando penso a lei. E’ una persona accogliente, con un cuore grande, generosa… e molto spesso anche solo guardandola in faccia mi commuovevo perché è qualcosa che in lei si vede e si manifesta sempre.
Valeria Fabrizi – Una risata. Valeria è un uragano, una ventenne nel corpo di… (ride) lei non dice mai la sua età quindi non la dico… nel corpo suo! Una ragazza splendida di vent’anni che ha un’energia da fare invidia a chiunque. Balla in continuazione ed è proprio positiva… una compagnia con cui non ti annoi mai, è meravigliosa.
Francesca Chillemi – Una miss col cuore di un orsacchiotto. Iniziamo dal fatto che è bellissima, e quest’immagine all’inizio ti fa perfino un po’ paura. Poi scopri che è una caciarona unica, divertentissima, buona, generosa come poche e una delle poche persone che ti sanno ascoltare se hai qualcosa da dire. Che non ti interrompono ogni cinque minuti per dire “Io invece…” Una persona carina, anche se schifosamente bella pure lei. Ogni volta che la guardo mi cade la mascella!
Laura Glavan – Un pulcino, veramente… Con lei siamo molto molto amiche, e pensare che all’inizio è molto strana, sembra proprio antipatica! (ride) Poi se la conosci e la scopri trovi una ragazza con un cuore d’oro che non conosce invidia, tanto che è una delle poche amiche delle quali mi fido, so che potrei dirle qualsiasi cosa e che non proverebbe mai né invidia né rabbia.
Lino Guanciale – Confermo le meraviglie dette da tutti su di lui, per me è “la giustizia”. Ma non perchè sia un avvocato nella serie… perché è una persona giusta, coerente, corretta, di una professionalità spiazzante sul set. L’unico che impara a memoria perfettamente, che fa buona la prima ed è davvero buona, anzi meravigliosa. E’ una persona che pensa, si vede che è di sostanza, che non è un bello che non balla. Da lui cercavo di prendere, di scoprire… perché è un attore meraviglioso che andrà molto in alto.
Serena Rossi – Anche con lei sono diventata molto amica, e quando vedo lei vedo il sole. E i babà. E’ una molto napoletana, la napoletanità la porta ovunque, e grazie a Dio non si dimentica da dove viene. E’ anche lei come Elena Sofia Ricci una persona molto accogliente, calorosa, una grande amica. Oltre che una persona di un’umanità imbarazzante.

Il Centro Sperimentale di Cinematografia. C’è chi entra nel mondo della recitazione al primo tentativo, quasi per caso, e poi continua a cercare occasioni con il learning by doing. Tu invece dopo la prima esperienza positiva hai deciso di andare a studiare nel posto più difficile d’Italia a 600 km da casa. Perché hai scelto quello invece di un reality, quando hai deciso di entrarci, com’è stato il provino e come ha cambiato il tuo approccio alla recitazione e al mestiere?

In realtà io ho fatto una scelta ancora più coraggiosa, perché in quel momento avevo un contratto sicuro offerto e ho rifiutato dicendo che volevo andare a studiare. Ho scelto di farlo perché quando ho iniziato ho visto che mi appassionava, e tutti mi dicevano che avevo talento ma mi spronavano anche a studiare. In particolare mi indirizzavano verso quella scuola (io non conoscevo nessun nome, né a Milano né a Roma né a Genova) dicendo che dovevo provare lì, che avevo un volto tale per cui mi avrebbero preso e che era importante studiare lì. E avevano ragione, perché sono entrata subito e mi ricordo ancora la gioia meravigliosa quando ho aperto la mail, e le lacrime infinite… Andare via dalla Sicilia non è facile, soprattutto quando non hai genitori che ti finanziano e se lo fai devi pensare a te stessa. Per quello forse il Centro non me lo sono goduto appieno, perché il primo anno l’ho passato a pensare alla Sicilia e a quanto mi mancava la mia famiglia e quanto volevo tornare, il secondo anno a fare provini (e a divertirmi la sera!) e il terzo anno lavoravo! Quindi vorrei tornare indietro per rifarlo, per imparare meglio, per non lasciare niente di non sfruttato lì. Però è stata un’esperienza meravigliosa che mi ha messa al mondo, letteralmente. Da lì ho iniziato a vivere, mi sono trasferita a Roma, ho imparato a badare a me stessa… ho seguito l’istinto, ho pensato che dovevo andarmene e tentare di fare qualcosa di più grande di me, di quel che potevo allora. E poi sul set ho cercato di imparare quel che non potevo imparare a scuola quando non c’ero… compensavo!
Al provino ho portato un pezzo di teatro sperimentale, una poesia e poi mi hanno chiesto di improvvisare, cantare, ballare… è stata un’intervista di un’ora e mezza – due ore. Volevano parlare, chiacchierare, capire com’ero… se sarei stata in grado di frequentare e poi di lavorare in questo mondo.

Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2

Qual è stato il momento in cui hai pensato “Forse posso davvero fare l’attrice, allora”?

Proprio quando sono entrata al Centro Sperimentale, direi. Perché la vedevo come una cosa lontana da me anni luce, tutti la descrivevano come la superscuola, ne erano usciti dei nomi pazzeschi, e con me al propedeutico (il mese prima di entrare effettivamente nella scuola) c’erano dei ragazzi bravissimi. Lì ho pensato che poteva davvero succedere.

Come spettatrice e ragazza di 25 anni cosa guardi in tv?

Devo dire che a me la tv non piace tantissimo: mi piacciono i talent, ma non il format in quanto tale. Mi piace vedere i ragazzi appassionati che provano questa strada e hanno voglia di fare bene, mi ricordano me dentro il Centro. Oppure i nuovi programmi come quelli su Real Time che parlano di ristrutturazione di mobili o di cucina. Adoro i programmi di cucina, perché voglio imparare a cucinare sempre meglio. Guardo invece pochissima fiction, preferisco magari i tv movie che raccontano le biografie dei personaggi importanti.

In alcune delle interviste passate hai detto che avresti studiato le lingue. A che punto sei, e hai già fatto provini all’estero o hai deciso che l’Italia non è così male tutto sommato…

Allora, sono ancora in alto mare, nel senso che mi va sempre di andarmene ma non mi sono ancora attivata a studiare le lingue. Spero di farlo entro l’anno. Vorrei andare a Parigi perché lì ho un grande amore, mio fratello, che è una figura che mi manca molto. E poi mi piace molto Parigi come città! Vorrei avere il coraggio che ho avuto quattro anni fa a lasciare tutto e trasferirmi, ma mi accorgo che più cresco e più il coraggio viene meno!

Siamo a Vieni via con me. Cinque motivi per cui vai via, cinque motivi per cui resti in Italia.

Me ne vado perché non mi sento in armonia con l’ambiente (nel senso proprio del paesaggio, della città).
Me ne vado perché voglio andare a vivere con mio fratello.
Me ne vado perché mi stanco subito delle cose.
Me ne vado perché mi piacciono le cose più internazionali, europee e non le sento a Roma.

Resto perché qui mangio bene, prima di tutto.
Resto perché qui mi sento a casa.
Resto perché restare è più facile.
Resto perché la mia vita lavorativa ormai è avviata qui.

Visto l’apprezzamento del pubblico maschile nei tuoi confronti, tre domande in merito. Quanto pensi ti abbia aiutato il tuo aspetto fisico nella tua carriera finora?

Tanto, ma vorrei dimostrare in futuro che sono più brava che bella, e penso che questa sia una cosa che acquisisci con l’età, il carisma e l’esperienza.

Sei fidanzata?

No.

Che posto occupa nelle tue priorità l’amore?

Non credo di essere mai stata innamorata, in realtà. E ora le mie priorità sono altre, in cima c’è il lavoro.

Sei nata nel 1987 e hai 25 anni. Com’eri a 15?

Un disastro! Io sono una che non si accontenta mai, a quindici anni già volevo partire e andare via dalla Sicilia, è stato un periodo tumultuoso, ero infelicissima.

E come ti vedi a 35?

Cerco di immaginare una famiglia intorno a me, di aver fatto tanto cinema… e di avere una casa a Roma e una a Parigi!

Si ringraziano per l’intervista e la disponibilità Miriam Dalmazio e Daniele Romano Press Agent.

Miriam Dalmazio è Margherita Morbidelli in Che Dio ci aiuti 2

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