Che ci faccio qui, Iannacone riparte dall’unica vera domanda: “Chi eravamo davvero prima della pandemia?”
La nuova stagione di Che ci faccio qui parte su Rai 3 domenica 1o maggio.
Domenico Iannacone torna su Rai 3 domenica 10 maggio con le nuove puntate di Che ci faccio qui, in onda dalle 20.30, e ha raccontato all’ANSA il concept, e le difficoltà, incontrate in questo nuovo ciclo di inchieste, le prime in epoca Coronavirus.
Il focus di questa nuova edizione ruota intorno alla vera, unica domanda che si può fare per cercare di capire questi tempi e per capire se e come la pandemia sta cambiando noi e la società: chi eravamo veramente ‘prima’?
Da qui parte il racconto di questa edizione – prodotta da Hangar TV di Gregorio Paolini – che non tratta direttamente delle trasformazioni in corso, ma si collega ad esse mostrandoci una volta di più quello che abbiamo fatto finto di non vedere. E che oggi ci presenta il conto, insieme a molto altro.
“[Le puntate] ricostruiscono gli ultimi tratti di un’umanità che subito dopo non sarebbe più stata la stessa. Uno specchio impietoso per guardare dentro di noi, comprendere tutte le nostre omissioni e capire quello che non abbiamo fatto per noi stessi e per gli altri. […] Se vogliamo vederla in modo poetico, mi sento come un personaggio di un film di Wim Wenders che vaga invisibile sulla città, ascoltando i pensieri dei passanti”.”
dice Iannacone all’Ansa, illustrando i temi delle sue inchieste. Le prime due puntate sono dedicate a un’inchiesta in due parti che inizia tra i braccianti della piana di Rosarno, in condizioni di schiavitù: ad accompagnarlo in questo viaggio dal titolo Ogni santo giorno c’è Bartolo Mercuri, un negoziante di mobili che da oltre 20 anni ‘ogni santo giorno’, si dedica agli ultimi.
Qualche anticipazione arriva anche sulle successive: la terza (“Dalla tua parte”) racconta la storia di un allevatore folgorato sulla via di Damasco, che ha smesso di macellare agnelli e vive con 200 animali salvati dalla macellazione mentre è doppio l’appuntamento successivo, al Corviale, in quell’esperimento di architettura sociale alla perferia di Roma che potremmo ormai definito fallito. Lì si trova Il campo dei miracoli, cuore di un esperimento di calcio sociale per educare alla solidarietà e all’inclusione, cui si può partecipare dai 10 ai 90 anni. Nessun arbitro, ciascuno deve essere responsabile e non deve pensare solo a se stesso: sarebbe un esercizio bellissimo per tutti in tempi di pandemia.
La settimana successiva, invece, si va a Moncalieri per un’inchiesta dal titolo Io ti salverò, dedicata a un’azienda che ricicla gli elettrodomestici, li rimette in sesto e in circolazione.
“Avevamo terminato le riprese a pochi giorni dalla chiusura delle prime zone rosse cui sono seguiti gli altri decreti di lockdown per tutto il paese”
ha raccontato Iannacone, che però è riuscito a portare a termine il suo ciclo. E si pensa già al prossimo…