Home Notizie Luigi Cesaro legge il gobbo al TgR: quando un telegiornale si trasforma in un ufficio stampa

Luigi Cesaro legge il gobbo al TgR: quando un telegiornale si trasforma in un ufficio stampa

L’imbarazzante dichiarazione di Luigi Cesaro al Tg3 fa sorgere interrogativi (non nuovi) sul ruolo del giornalismo italiano.

3 Settembre 2012 20:57

Ha fatto il giro del web in poche ore la gaffe – sin troppo evidente – di Luigi Cesaro, presidente della Provincia di Napoli, che nel corso di un’intervista concessa al TgR a proposito del World Urban Forum di Napoli si è reso protagonista di una brutta figura: come politico e come attore.

Nel servizio curato da Rino Genovese, infatti, Giggino ‘a purpetta (il soprannome con cui è conosciuto Cesaro) parla al microfono leggendo spudoratamente un gobbo situato davanti a lui: il gobbo, chiaramente, non viene inquadrato, ma può essere intuita la sua presenza con estrema facilità. Basta ascoltare la voce cantilenante di Cesaro, simile a quella di un bambino di terza elementare che recita una poesia a memoria, e guardare il movimento dei suoi occhi, che non lascia spazio a interpretazioni: sta leggendo.

Quello che a noi di Tvblog interessa, naturalmente, non è tanto il fatto che Cesaro legga un discorso che non è evidentemente farina del suo sacco (non è certo il primo politico a farlo e non sarà l’ultimo: caso mai, ciò che gli si può rimproverare è una capacità interpretativa simile a quella di Manuela Arcuri), quanto che ciò gli sia stato permesso dal telegiornale regionale della Campania (Rai, quindi servizio pubblico, ricordiamo), che trasforma in un’intervista una semplice comunicazione di Cesaro: passando, insomma, da tg a ufficio stampa, senza il minimo filtro. Anche in questo caso: non ci stupiamo minimamente, non è nulla di nuovo.


Non solo perché poche settimane fa abbiamo scoperto che in diverse tv locali i politici pagano per apparire, e anche in quelle occasioni il ruolo dei giornalisti viene completamente annullato. Ma soprattutto perché sappiamo benissimo che quando vediamo i politici parlare al telegiornale (Tg1 o Tg5, poco cambia) in quello che è stato ribattezzato “panino”, il giornalista spesso si limita a reggere il microfono e a ricevere una dichiarazione, senza porre domande.

E allora, viene il dubbio che il demerito di Cesaro sia solo uno: quello di non avere imparato la sua dichiarazione a memoria.