C’era una volta – Once Upon a Time: il pilot
Il pilota di Once Upon a Time e gli Easter Eggs che citano Lost.
C’era una volta – Once upon a time (le foto del pilot)
Fox ha appena mandato in onda in anteprima assoluta per l’Italia il pilota di Once upon a time – C’era una volta, che vi abbiamo presentato ieri.
Partita col botto in America (il 23 ottobre 2011. L’Italia è il quinto paese a mandarla in onda, dopo gli States, il Canada, la Turchia e le Filippine), arriverà senz’altro ai 22 episodi che chiuderanno la prima stagione nonostante il calo d’ascolti. Per chi non seguisse la serie con metodi “alternativi” rispetto alla messa in onda, C’era una volta è una bella scoperta, tanto per cominciare per l’originalità dello spunto: Biancaneve e il Principe azzurro si sposano e, come regalo affatto gradito di matrimonio, ricevono una bella minaccia di sortilegio da parte della strega cattiva. Un sortilegio che porterà tutto gli abitanti del mondo delle fiabe a vivere – senza ricordare il loro passato – in un mondo senza lieto fine: quello reale. Ma c’è una speranza, riposta nella figlia di Biancaneve e del Principe.
Mondo reale e mondo delle fiabe si intrecciano a suon di flashback, solo che il flashback diventa anche un “passaggio dimensionale” fra i due mondi: girato con la consueta qualità visiva della ABC – una qualità che, purtroppo, le produzioni italiane si sognano -, “C’era una volta” è anche colmo di riferimenti cross-serie e di Easter Eggs che rimandano, come vi raccontavamo, a una delle serie tv più amate di sempre, Lost. Fin dal pilot tornano, per esempio, i “numbers”, e non mancano riferimenti alla Dharma e altre chicche stilistiche che fanno parte del background dei creatori della serie. Ecco due “numbers”, per esempio: l’orologio del paese in cui sono confinati i paesi delle fiabe, fermo sulle 8 e 15; e non mancano riferimenti alla Dharma e altre chicche stilistiche e di regia.
C’era una volta – Once upon a time
I giudizi su metacritic sono globalmente positivi: la serie è un buon mix che può soddisfare sia gli appassionati del fantasy leggero (del resto, la ABC può utilizzare tutti i personaggi delle favole Disney) e gli amanti del mondo della serialità contemporanea: c’è l’ambizione di raccontare una grande storia, diversa dal solito ma con riferimenti al mondo più tradizionale del drama. Insomma, gli ingredienti per un prodotto che possa accontentare tutti ci sono: c’è solo da augurarsi che le esigenze produttive e di messa in onda non facciano sbrodolare la serie in un calderone di prevedibilità. Perché il rischio è dietro l’angolo, visto che, una volta raccontato il meccanismo e mostrate le differenze fra la vecchia vita da favola e quella nuova, nello squallido Maine, non c’è molto margine di manovra.