Cda Rai – Verso le nomine
Il voto in Commissione di Vigilanza è previsto per il 21 giugno. Cominciano a circolare i primi nomi.
Fra 4 giorni si arriverà al voto in Commissione di Vigilanza per decidere chi saranno i componenti del cda Rai che dovrà prendere in mano le redini dell’azienda e traghettarla nel periodo più difficile, quello della crisi, dell’austerità, dei tagli.
Secondo quanto si apprende da brevi flash di stampa o lanci di agenzia, il Pdl avrebbe messo a punto una rosa di candidati all’interno della quale figurerebbero Giancarlo Galan (già Presidente della Regione Veneto, Ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali e poi Ministro per i Beni e le Attività Culturali, nonché protagonista, secondo Il Secolo XIX, ripreso dal Fatto Quotidiano, di una serie di nomine al volo a ridosso delle dimissioni dello scorso Governo Berlusconi).
Poi ci sarebbero, sempre in quota Pdl, i nomi di Antonio Verro (consigliere in carica) e di Antonio Pilati che, come ricorda il Messaggero, «è considerato l’ideatore tecnico della legge Gasparri».
Domani si riuniranno le quattro associazioni della società civile chiamate in causa da Pierluigi Bersani, segretario del Pd, per proporre la loro rosa di nomi. La Federazione Nazionale della Stampa Italiana e l’Usigrai hanno deciso di non dare alcuna indicazione. La FNSI, in particolare. ha ribadito le proprie richieste.
Ovvero, come si legge in una nota ufficiale
«La più netta discontinuità rispetto alla gestione attuale della Rai. Questa è la richiesta del sindacato dei giornalisti, nelle ore in cui ancora c’è chi, al vertice di viale Mazzini, si rifiuta di prendere atto della situazione insostenibile del servizio pubblico. Il sindacato ha espresso riserve sul metodo seguito dal governo e ha chiesto che venga chiaramente esplicitato il mandato dei nuovi vertici: è indispensabile avere la certezza che per la Rai si voglia un rilancio, nel segno della qualità, del rifiuto delle censure e delle autocensure e nel recupero delle tante professionalità emarginate.
Il governo è tenuto a dare risposte convincenti e rispettose dell’autonomia della Rai. Ma non può rivendicare meriti nella difesa del servizio pubblico chi ne ha gestito il declino, in termini di autonomia, di pluralismo, di trasparenza».
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