Cattelan intervista Fedez. E la bufera sul ‘caso Orlandi’ viene dimenticata
Fedez va ospite a Stasera c’è Cattelan. Tra le tante domande su questioni anche datate manca quella sul caso più recente e fresco
Una clamorosa dimenticanza, o piuttosto dei paletti ben piantati in partenza e da non oltrepassare. Fedez va a Stasera c’è Cattelan e in mezz’ora d’intervista il discorso non cade mai sul caso Orlandi, esploso una settimana fa al Muschio Selvaggio. Lo stesso format che, dal 7 febbraio, approderà su Rai2 e Rai Play con un appuntamento speciale da Sanremo.
La sensazione da casa è quella di un continuo slalom tra le varie controversie, senza mai centrare quella più fresca, turbolenta e recente.
Difficile immaginare un’amnesia collettiva, visto che per il resto tutto sembra studiato e puntuale, a partire dalla gag su Pierluigi Diaco, con cui scusarsi ad ogni parolaccia pronunciata. Facile, troppo facile. Più complicato, al contrario, tornare sullo scivolone relativo alla sparizione della 15enne, che ha portato ad una telefonata privata con il fratello Pietro, ma a nessun chiarimento pubblico. Né sui social, né in tv.
In compenso, Cattelan torna indietro con la mente di due anni, per arrivare fino al Primo Maggio 2020, che vide sempre il rapper al centro della bufera per un attacco agli oppositori del ddl Zan. “Molti non avevano capito il mio spirito. Quando feci quel discorso, ancora prima di farlo ci furono un sacco di ostacoli da superare, mi fecero un sacco di inchieste giornalistiche, ovviamente non trovando un cazzo”.
Il conduttore gli dà pertanto il benvenuto sulla Rai: “Ti aspettavi di realizzare un programma qua dopo le polemiche?”. Fedez punta più in alto: “Mi aspetterei un nuovo invito al Primo Maggio, lì sarebbe la vera figata, credo che non risuccederà”.
Tra un assaggio di peperoncino e l’altro, non manca l’inevitabile ironia sul Codacons e l’amarezza per le critiche sul web, con l’occhio di bue che tuttavia si accende sugli hater. Perché la colpa è sempre degli altri. “Quando ti sei sentito ferito?”, domanda Cattelan. “Mi è dispiaciuto quando durante il covid abbiamo costruito letteralmente un reparto di terapia intensiva che ha salvato delle vite e si è trovato il pelo nell’uovo pure lì. Quando fai ti rompono le palle a prescindere. È difficile, qualsiasi battaglia sposi, c’è sempre l’arma a doppio taglio del ‘lo fai perché cerchi visibilità’. Bisogna evitare di fare il processo alle intenzioni”.
Ad un certo punto si torna a nominare il Muschio Selvaggio. Sembra la volta buona. Errore. E’ solamente il pretesto per citare Michela Murgia, andata ospite di recente. “Secondo lei per un certo tipo di battaglie sono stato fondamentale. Mi ha detto: ‘Non è importante se tu l’abbia fatto per un secondo fine, ma che tu l’abbia fatto’”.
In un’epoca in cui si dimentica in fretta e si passa rapidamente da un bersaglio all’altro, probabilmente il silenzio è parso l’antidoto più azzeccato. Non il meno inopportuno.