Se un tempo il silenzio veniva imposto al pubblico in studio, in epoca di covid a subire le ramanzine sono gli assistenti di studio, colpevoli spesse volte di disturbare i conduttori in onda. Ne sa qualcosa Bianca Berlinguer, che martedì sera a Cartabianca ha rimproverato platealmente i suoi collaboratori nel corso dell’intervista a Matteo Renzi.
“Scusate ma si sente un frastuono terribile da dietro lo studio – ha sbottato la padrona di casa – se per favore li fate star zitti magari, visto che siamo in onda. Se vogliono chiacchierare vanno da un’altra parte, ci fanno un piacere. Mi spiace doverlo dire cosi brutalmente, ma è indispensabile doverlo dire”.
Tempo pochi secondi e la giornalista ha congedato l’ex premier per andare a collegarsi con il virologo Massimo Galli. Pure in questo caso, però, il clima si è rivelato bollente, stavolta non per colpa della Berlinguer. Il professore, infatti, era irritatissimo per la lunga attesa: “Chiedo scusa a Galli, la vedo un po’ scocciata”, ha provato a scherzare la conduttrice senza ricevere tuttavia la complicità da parte dell’ospite. “Un po’ troppo scocciata, abbia pazienza. Sono in piedi a lavorare dalle 6 di stamattina, posso capire tutto, ma…”.
Contatore alla mano, l’intervento di Renzi era durato poco meno di 40 minuti. Nemmeno troppo, se si considera che il leader di Italia Viva è, al momento, la figura centrale della politica italiana per via della minacciata crisi di governo.
“Sono preoccupato anche dalla serie di luoghi comuni che ho sentito”, ha proseguito Galli. “Francamente forse è il caso che ne parliamo un’altra sera con più tranquillità”. In questo caso, a far arrabbiare Galli non è stato tanto Renzi, quanto un servizio dedicato agli studenti nel quale i ragazzi lamentavano la chiusura prolungata delle scuole. “I ragazzi hanno tutte le ragioni del mondo – ha puntualizzato il virologo – ma resta il fatto che la scuola, piaccia o non piaccia, per il movimento che induce è uno dei serbatoi importanti per la diffusione di questa infezione che cammina sulle gambe delle persone e quindi si giova dei momenti di aggregazione. Non eravamo e non siamo in condizione di andare a prendere questo come problema prioritario, altrimenti si fa della pura demagogia”.