È il secondo anno che Carolina Rey conduce nel mattino estivo del fine settimana di Rai 1 Weekly. “È l’occasione più grande che mi è stata data fino ad oggi. Angelo Mellone, ora direttore dell’Intrattenimento Day Time, mi ha dato fiducia e ha deciso di mettermi al timone di un contenitore importante della tv generalista” racconta la conduttrice a TvBlog.
La conferma alla conduzione di Weekly è la dimostrazione che il grande salto alla conduzione per Carolina Rey è ormai avvenuto?
Sarà il tempo a dirmelo. Io lo spero con tutta me stessa. Mi sono impegnata fino ad oggi in tutte le cose che ho fatto. Weekly ora è decisamente il punto di partenza di una nuova fase del mio percorso.
Vieni da una “fase”, per citare le tue parole, in cui spesso hai avuto poca continuità nella conduzione dei programmi che ti venivano affidati, fra progetti rimasti irripetuti e altri già sulla carta limitati a una sola edizione. Cosa significa per te avere la possibilità di condurre per il secondo anno consecutivo lo stesso programma?
È un onore, ma allo stesso tempo anche una responsabilità. La prima volta che ti approcci ad un progetto viaggi inconsapevole di quello che sarà il prodotto e la destinazione finale. La seconda volta hai la responsabilità di fare meglio dell’anno precedente e di confermare quelle che sono le aspettative dei tuoi confronti. Bisogna poi capire come affinare un prodotto a cui è stata data la possibilità di vivere ancora.
In questa nuova fase della tua carriera, credi di essere riuscita a farti considerare finalmente come conduttrice e non come cantante o attrice?
Lo spero, con tutta la fatica che ho fatto (ride, ndr). Bisognerebbe chiedere agli addetti ai lavori se riescono a identificarmi in questo ruolo. Io non ho mai avuto dubbi sul mio percorso: da quando ho iniziato a condurre, ho sempre saputo di voler fare la conduttrice. La musica e la recitazione sono frecce che uno può avere nel suo arco. Il mio amore per lo spettacolo nasce da quando, da piccola, seguivo mia mamma nei teatri. Quando però ho iniziato a farne un lavoro, ho sempre pensato che la destinazione finale fosse la conduzione. Dopo dieci anni di gavetta, con Weekly sicuramente ho avuto almeno il riconoscimento del percorso che ho fatto.
Weekly vede quest’anno alla conduzione tre volti under 40. È la dimostrazione che in tv si può trovare spazio per i giovani?
Sicuramente è la prova che esistono dei conduttori che possono avere la possibilità di mostrare le proprie capacità. Io sono fan di tantissimi conduttori come Mara Venier, Carlo Conti, Amadeus, che sono decisamente più grandi. Non vorrei mai che una fascia di giovani conduttori sostituisse in toto una fascia di volti più grandi. Per me la tv necessita anche di esperienza. Weekly è la dimostrazione che in un’azienda come la Rai la presenza di grandi professionisti può convivere con l’opportunità per conduttori di età inferiori di dimostrare quello che sanno fare.
L’anno scorso a Massimo Galanto dicevi di sognare per il tuo futuro un “contenitore di intrattenimento”. È più facile dare spazio ai giovani, senza però riuscire a metterli alla guida del programma ideale per loro?
Il matrimonio perfetto, nel lavoro come nella vita, trovo che sia difficile da trovare e da portare avanti. Prima di arrivare al matrimonio perfetto, ci devono essere tante storie d’amore, per utilizzare una metafora. È importante sperimentare per arrivare a trovare la cosa giusta. Io sono una che ama mettersi in gioco e la mia filosofia è che il lavoro chiama il lavoro. Ho fatto programmi che mi sono resa conto che non erano così vicini al mio modo di essere, ma fa tutto parte del percorso di crescita, soprattutto se hai una prospettiva a lungo termine.
Weekly poi, anche in quest’ottica, è sicuramente più affine a te di quanto lo potesse essere un programma come Andiamo a 110.
Weekly ha un approccio leggero, allegro e frizzante, dove sia io che Fabio (Gallo, ndr) abbiamo la possibilità, nel bene e nel male, di essere noi stessi.
A Weekly generalmente non canti. È una precisa scelta?
Weekly è un contenitore che ha all’interno tanti ingredienti che cercano di intrattenere le persone che non sono in vacanza e stanno a casa. Uno di questi ingredienti è la musica, che io ascolto volentieri e lascio fare alla band, che è formata da ragazzi talentuosissimi. Il mio ruolo è quello, insieme a Fabio, di condurre e portare avanti la trasmissione, quindi non sarebbe giusto cantare: sarebbe probabilmente eccessivo, mentre io preferisco rimanere nel mio ruolo.
Insomma, sei tu a servizio della trasmissione e non viceversa.
Trovo che, in generale, un bravo conduttore sia colui che cerca di fare uscire un prodotto godibile e bello, in cui non necessariamente debba infilare in ogni angolo la sua personalità. A volte è meglio una parola in meno o un passetto indietro piuttosto che voler fare tutto.
Dopo due edizioni di Weekly e dopo quindi due estati di lavoro, il prossimo obiettivo è ottenere un programma nella stagione invernale su una delle reti Rai?
Ho lavorato per crescere ogni anno di più, per fare un piccolo passo alla volta. Ogni anno ho fatto un gradino in più. Mio papà mi ripeteva sempre una frase di Martin Luther King: “Non hai bisogno di vedere l’intera scalinata. Inizia semplicemente a salire il primo gradino”. Questo è lo spirito con cui mi approccio al lavoro. La speranza è di continuare a salire i gradini, uno dopo l’altro, nel modo giusto.
Stando alla metafora, ci sarà un gradino da salire già nella prossima stagione invernale o bisognerà ancora attendere?
Per me è ancora presto per poter rispondere. Per ora sono concentrata su Weekly e su questa stagione appena cominciata.