Caro Paolo, Ciao Darwin si può dire trash senza fargli male
Nella bella intervista che Share ha fatto a Paolo Bonolis, in esclusiva per TvBlog, c’è un virgolettato che fa sicuramente colpo. Almeno, agli occhi del sottoscritto: Ma appena non sai cosa dire dici trash! Trash è ciò che è ipocrita. Darwin è dall’inizio dichiarato quello che è ovvero un carnevale dell’anima e uno specchio che
Nella bella intervista che Share ha fatto a Paolo Bonolis, in esclusiva per TvBlog, c’è un virgolettato che fa sicuramente colpo. Almeno, agli occhi del sottoscritto:
Ma appena non sai cosa dire dici trash! Trash è ciò che è ipocrita. Darwin è dall’inizio dichiarato quello che è ovvero un carnevale dell’anima e uno specchio che appare deformante ma in realtà è raddrizzante rispetto ad una realtà deformata. Questo vuole essere questo spettacolo, dove si ride delle cose più goliardiche, con allegria, facilità e buona disposizione d’animo. Se questo è trash probabilmente chi lo vede tale ha qualche irrisolto nella sua esistenza.
E’ naturale sentirsi chiamati in causa. Sia per la questione dell’irrisolto, sia per la questione – molto più interessante – del trash.
Il trash è “spazzatura” (ne abbiamo parlato a più riprese, su TvBlog, cercando anche di distinguere. E’ intrattenimento che si può in qualche modo di “serie B”, basso, basso nel senso che fa leva sugli istinti bassi, di pancia. Basso nel senso che fa ridere delle cose più goliardiche, ma che genera – almeno, al sottoscritto – anche tanta amarezza nel considerare quanto sia vituperata e dimenticata la “cultura”. Quella stessa cultura di cui Paolo Bonolis fa sfoggio con un uso della lingua italiana che è un godere per le orecchie, per chi lo sta a sentire con consapevolezza.
Il trash è freak show, e in vari sensi Ciao Darwin è un freak show. E dirlo non può far male al programma. Un programma che non esita a mostrar scosciamenti – e non sono solo quelli, sia chiaro, a fare il trash. Ma sicuramente fanno parte di un’estetica che non è “alta”, in alcun modo possibile – e a illustrare, a cavalcare la realtà deformata che il trash, negli anni, ha contribuito a generare.
Non credo che parlar di trash-tv, riferendosi a Ciao Darwin, voglia dire avere un’irrisolto esistenziale.
Non credo che il trash sia ipocrita.
Credo però che quando si propone un certo modello di intrattenimento, sia necessario farlo con la giusta consapevolezza.
E siccome Paolo Bonolis è un maestro indiscusso dell’intrattenimento, sia esso il Festival di Sanremo, Affari tuoi, Ciao Darwin, il Senso della Vita, spiace un po’ che il tentativo di dare un’etichetta – tutto sommato innocua – al suo Ciao Darwin lo colga così di sorpresa.
Di sicuro, Ciao Darwin non è ipocrita. Anzi, Bonolis ha ragione da vendere quando dice che è dichiarato, nei suoi intenti. In particolare poi in quest’edizione, con il suo sottotitolo condivisibilissimo: La Regressione.
Di sicuro, il sottoscritto rivendica – pur non amando le etichette e gli incasellamenti rigidi – per Ciao Darwin l’appartenenza (anche) alla categoria del trash. E’ una cosa che mi sento di dire pur ammettendo che a tratti il programma mi diverte – riso amaro – come mi può divertire La pupa e il secchione, e senza la paura di dire che a volte si sfocia nella volgarità. La stessa che ci ha proposto, per dire, il Grande Fratello con la saga di Veronica Ciardi, non a caso protagonista del defilée della prima puntata in tutta la sua antifemminilità aggressiva.
A me, Ciao Darwin continua a sembrare trash. Per le ragioni di cui sopra e senza che questo infici i miei pur presenti irrisolti esistenziali.