Caro Grande Fratello, Maicol non rappresenta i gay
Alessio De Giorgi, direttore del portale Gay.it, scrive una lettera aperta diretta agli autori del Grande Fratello 10 e ad Alessia Marcuzzi. Al centro delle osservazioni di De Giorgi, la figura di Maicol, che non rappresenta l’universo omosessuale e che anzi viene ripreso da più parti in chiave macchiettistica.Ma per chiarire il pensiero di De
Alessio De Giorgi, direttore del portale Gay.it, scrive una lettera aperta diretta agli autori del Grande Fratello 10 e ad Alessia Marcuzzi. Al centro delle osservazioni di De Giorgi, la figura di Maicol, che non rappresenta l’universo omosessuale e che anzi viene ripreso da più parti in chiave macchiettistica.
Ma per chiarire il pensiero di De Giorgi, che spinge a una riflessione decisamente interessante sul tema, è utile, secondo il sottoscritto, una lettura integrale della lettera aperta. In cui non troverete né un attacco alla figura di Maicol – ci mancherebbe altro – né pretese avanzate o chissà quale altra assurdità. No, vi troverete solamente la richiesta di trattare – se proprio lo si vuole fare – il tema dell’omosessualità come se si parlasse di qualcosa di assolutamente normale.
L’Arcobaleno gay, la bandiera rainbow che contraddistingue in tutto il mondo la comunità lgbt (lesbica, gay, bisessuale e transessuale) ha sei colori. Non è un caso, perché tante sono le sfaccettature nella nostra comunità e tutte hanno piena cittadinanza e devono avere pari considerazione. Anzi, ce ne sono alcune che soffrono più altre la discriminazione, e queste vanno di più tutelate e va data loro voce.
La scelta che avevate fatto quest’anno di fare finalmente entrare una persona dichiaratamente gay al Grande Fratello vi faceva onore, perché alla vostra decima edizione avevate avuto tutte le anime della nostra comunità (bisessuale, lesbica, trans ftm, trans mtf), ma mai quella delle persone dichiaratamente gay.
Maicol è probabilmente una straordinaria persona, ma non rappresenta, nonostante tutto, una vera novità né la gran parte dei gay di questo Paese. Anzi. Maicol ha dichiarato, a pochi giorni dal suo ingresso nella casa, che: “Un gay è differente da una persona che si sente donna. Io mi sento da sempre una donna imprigionata nel corpo di un uomo. Il gay è uomo. E’ un’altra cosa”. Affermazioni così, non le sentirete mai pronunciare da un omosessuale – cioè una persona che in un corpo maschile si sente perfettamente a suo agio – ma da persone transessuali o transgender, da tutti coloro, cioè, che hanno un’ identità sessuale in contrasto col sesso di appartenenza (la psicologia la chiama “disforia di genere” ): che poi sia un contrasto risolto tramite un percorso e una o più operazioni chirurgiche, più o meno pesanti, più o meno invasive, o non risolto ma vissuto nella quotidianità, come capita felicemente a molti, poco importa.
Non è un caso che, con tutto il rispetto, le immagini di Maicol nella casa del GF che vengono riprese da trasmissioni come Blob, sono associate alle figure macchiettistiche rappresentate in film come “Il vizietto” o, peggio, in film del cinema italiano degli anni ’80 in cui nessuna distinzione si faceva tra trans, gay, lesbiche ma bastava, per fare cassetta, vestire un uomo da donna, truccarlo nel modo più vistoso possibile e farne oggetto di scherno. E non stiamo dicendo che Maicol è, in qualche modo, inadeguato, anzi. Lo è in quanto rappresenta se stesso e lo dimostra l’altissimo indice di gradimento che ha ottenuto. Vogliamo solo che si eviti di far pensare al pubblico che rappresenta le persone gay, come invece sta accadendo.
Insomma, a dieci anni dalla vostra prima edizione, non siete riusciti a mettere dentro un omosessuale come ce ne sono tanti: belli o brutti, un po’ effeminati o maschilissimi, glabri o pelosi, cresciuti con le automobiline o giocando coi ferri da calza della mamma, giocatori di pallavolo o di rugby, parrucchieri o operai stradali, ma omosessuali dichiarati, che vivono la loro vita alla luce del sole. Insomma, l’omosessuale della porta accanto. Sarebbe forse troppo rivoluzionario? Scardinerebbe molto di più convinzioni e tabù? Sconvolgerebbe molto di più? Farebbe chiedere a troppe persone: ma se fosse mio figlio gay? O un mio parente?
E’ l’amico Fabio Canino ad avermi rivelato un recente episodio del Grande Fratello spagnolo che ce la dice lunga: in una lite un concorrete di provenienza argentina ha “osato” dare del “maricon”, del finocchio, ad un altro concorrente, nel corso di una lite. Quando questi è uscito, la presentatrice lo ha severamente redarguito, ricordandogli che in Spagna erano anni che lei non sentiva quella parola usata come insulto. Quanto siamo distanti dalla Spagna? E quanta responsabilità abbiamo noi che facciamo informazione, a far sì che quella distanza non diminuisca ma anzi aumenti, come le vicende di omofobia degli ultimi mesi ci dicono?
Noi viviamo tranquillamente senza una nostra rappresentazione dentro la casa del Grande Fratello, per carità. Ma dopo qualche centinaio di lettere dei nostri visitatori e accesi interventi nei forum, dopo le dichiarazioni chiarificatrici del simpaticissimo Maicol e dopo che abbiamo considerato che, nel bene e nel male, voi siete forse la trasmissione della televisione italiana più seguita, non possiamo non essere delusi dal fatto che mancano ancora dei colori dell’arcobaleno tra i concorrenti, nonostante i vostri buoni propositi. Il vincitore della passata edizione, Ferdi, proprio al nostro portale rilasciò un’intervista nella quale dichiarava di ritenere le persone omosessuali contrarie alla natura e alla parola della Bibbia. Ognuno è libero di esprimere il proprio pensiero, ma se davvero ci tenete a far crescere l’Italia sui temi dell’integrazione, del rispetto e della tolleranza, come avete ripetuto più volte e come avete dimostrato dando voce ad una Italia dalle mille facce, multietnica e multiculturale, dateci una mano: avete ancora una rosa di nuovi concorrenti da fare entrare. L’Italia di questi ultimi mesi, con l’ondata di omofobia dilagante, con le sue coltellate, i suoi pestaggi e il bullismo nelle scuole e con una politica che non sa dare risposte, è lì a dimostrare che ce n’è bisogno.