Carlo Lucarelli si batte per una tv… più stronxa
Quando si dice che “c’è qualcuno che se lo può permettere”… come non fare il nome di Carlo Lucarelli? Una delle personalità più imprevedibili e geniali del panorama televisivo attuale, il cui approccio al mezzo è all’insegna di un anticonformismo schietto. Lo scrittore, di questi tempi, torna sulla scena catodica come autore (di soggetto e
Quando si dice che “c’è qualcuno che se lo può permettere”… come non fare il nome di Carlo Lucarelli?
Una delle personalità più imprevedibili e geniali del panorama televisivo attuale, il cui approccio al mezzo è all’insegna di un anticonformismo schietto. Lo scrittore, di questi tempi, torna sulla scena catodica come autore (di soggetto e sceneggiatura) del 3° episodio della serie di film tv Crimini, in onda su Raidue dal 6 dicembre (ogni puntata ha alla base un’importante firma autorale e quella che vede coinvolto nella scrittura Lucarelli verrà trasmessa il 20 dicembre).
Tuttavia, qualcosa non torna e a svelare il mistero, l’ennesimo che aleggia sul volto tenebroso di Blu Notte, è Vanity Fair. Si dà il caso infatti, che Rapidamente, il film tratto dal racconto del nostro scrittore, sia una storia di spionaggio a sfondo medico pubblicata in un altro libro, Medical Thriller. Quello nell’antologia Crimini si intitolava invece Il terzo sparo. A sbrogliare la matassa di questo strano giallo, il diretto interessato:
“Ci eravamo accordati per una data di consegna del testo. Poi, però, mi hanno detto che ne avevano bisogno prima. Da un certo punto di vista è stato meglio, sapevo che il racconto che stavo scrivendo non sarebbe mai diventato un film e questo mi ha dato maggiore libertà”.
Insomma, Lucarelli in persona aveva qualche timore nell’incentrare un prodotto televisivo sulla storia di un poliziotto corrotto. Mentre in America, infatti, succede al protagonista di una serie come The Shield, un progetto del genere in Italia sarebbe fortemente osteggiato dai produttori.
“Finora il massimo della trasgressione è stato l’Ispettore Coliandro. Che non è cattivo o corrotto, è solo un po’ razzista, un po’ bullo, ma in fondo è buono”.
A tal proposito, il nostro, che di quella miniserie è stato l’ispiratore vista la derivazione dai suoi racconti, non ha gradito che sia rimasta bloccata per più di un anno, per poi ricevere una collocazione lampo e piuttosto penalizzante, a fine estate. La sua sensazione è che la messa in onda nel giro di due settimane dipendesse dal fatto che, una volta programmata, volessero togliersela velocemente dai piedi. Di qui Crimini rappresenta un altro salto nel buio, che vuole andare controcorrente rispetto all’impronta buonista di larga parte della fiction italiana:
“C’è una ragione che io chiamo timidezza, la paura di sperimentare. Dicono ‘I telespettatori vogliono rilassarsi, preferiscono storie semplici, senza chiaroscuri’. Poi, invece, si scopre che il pubblico guarda Dr. House, che non è esattamente Un medico in famiglia. Dr. House è uno stronzo. A me piace proprio per quello”.
Quanto ai suoi personali gusti televisivi, Csi non gli piace perchè trova noiosissima tutta quella terminologia scientifica. Un poliziesco italiano che ama per la sua contradditorietà è, invece, il Commissario Montalbano, del cui autore Camilleri si professa fan. Le serie italiane non le segue perchè raccontano storie che non gli interessano. Carabinieri, ad esempio, è a suo dire una soap, piuttosto che un giallo, che la gente guarda per sapere come andrà a finire la storia d’amore dei protagonisti. E al tempo stesso, gli sorge spontaneo chiedersi che ci faccia una come Manuela Arcuri in mezzo a tutti queli uomini, senza ricevere commenti sessisti dai colleghi e con effetti falsi ed edulcorati.
E’ forse per questo che Lupo mannaro, il film con Maya Sansa tratto da un suo libro, è fermo da anno negli scantinati di Mediaset? Quando chiede spiegazioni, gli rispondono che è troppo cinematografico per la tv e troppo televisivo per il cinema e, quindi, non sanno cosa farne. E poi che il serial killer dice troppe volte “mi consenta”, ricordando vagamente qualcuno…
Per fortuna Raitre non dimentica un intellettuale doc come Lucarelli dandogli lo spazio che merita in televisione. Attualmente conduce un programma di libri su Raitre, Milonga Station. Peccato che per sua stessa ammissione non stia andando troppo bene, visto che riporta uno share del 4-5 per cento e già prima della partenza gli dicevano che alla gente di una trasmissione così non gliene frega niente.
A febbraio dovrebbe ripartire Blu Notte, la sua trasmissione più longeva – esiste dal 1998 – che gli ha fatto meritare un’imitazione doc di Fabio De Luigi.
Rivediamola insieme alla luce del suo commento a caldo: ‘E’ stato uno shock entrare nel camerino mentre lo truccavano. Ho pensato. Merda, ma sono così brutto?’.