1 – La Tv dell’emergenza
La crisi richiede di riempire i palinsesti con produzioni a basso costo ed il talk show è, appunto, una produzione economica. Ancora la crisi rende “stonato” il talk mondano, concentrando negli spazi serali i talk politici. Ma le audience rivelano una crisi di questo prodotto. Sono tutte audience ad una sola cifra. Il pubblico è stanco dei talk e della politica.
2 – Perché?
In effetti il talk show politico, i vari Santoro, Lerner, Ferrara, Funari, conoscono il loro massimo splendore in tempo di crisi e di cambiamento. Esplodono dopo mani pulite nel totale avvicendamento dei partiti dalla prima alla seconda repubblica. La chiave del loro successo sta nel coinvolgimento del pubblico che si sente parte attiva e partecipe dell’opera di rinnovamento della classe politica italiana. Oggi siamo usciti da un governo puramente tecnico, per ritrovarci, dopo le elezioni con un governo costituito da schieramenti opposti. E’ il completo azzeramento della politica, soprattutto se intesa come partecipazione dei cittadini al dibattito e alle scelte. La politica è percepita come casta, classe separata, ma comunque esautorata da ogni decisione rilevante. E’ l’emergenza economica a dettare l’agenda. Ed allora la politica non fa più spettacolo come partecipazione democratica condivisa, ma come bersaglio di critiche e di svelamento di privilegi. La politica, che rappresentava un noi condiviso, è ormai un altro da se, a cui si attribuiscono le colpe della crisi economica, per gli sprechi, i privilegi, le tangenti, le auto blu, i viaggi e i rimborsi spese a carico dello Stato. Il talk show è sempre più sostituito dal documentario d’inchiesta e di denuncia.
3 – Ancora
Dopo la partecipazione attiva alle origini della prima repubblica, il talk ha conosciuto negli anni ’90 un risvolto spettacolare, che solo Berlusconi ha saputo imprimergli. Berlusconi ha fatto della politica un continuum dello spettacolo, tanto che, ad un certo punto, chiunque facesse spettacolo si sentiva autorizzato a passare alla politica: escort, veline, cantanti, calciatori. Anche questo lato spettacolare, di gossip, è stato reso impresentabile nella crisi. Il vero protagonista ed animatore della politica spettacolo, Berlusconi, è ormai fuori dai giochi. Berlusconi, che riempiva i palinsesti col gossip, il dibattito, le affermazioni ripetute dei suoi parlamentari, è ormai percepito come una assenza. Anche il suo ultimo intervento, non ispira energia, ma malinconia. Nella prima repubblica la politica era oggetto di trattamento separato, con le tribune politiche in cui i candidati ed i politici di professione si esibivano in monologhi, sulla base delle domande dell’intervistatore. La seconda repubblica è regno del talk, in cui la politica non è vissuta come dimensione separata, ma è il pubblico stesso a dettare l’agenda, tranne che l’audience. Oggi il concetto di casta reintroduce la separazione e l’unico personaggio ancora capace di animare le scene come personificazione dell’audience, del suo pubblico, Berlusconi, viene espulso dal teatro politico. La crisi rivaluta il giornalismo d’inchiesta e di denuncia contro l’intrattenimento, resistono i programmi più strutturati e costruiti sulla base di inchieste precise, in genere di denuncia nei confronti della politica.
Carlo Freccero