Carlo D’Amicis spiega Tv e famiglia con il libro “La Battuta perfetta”. E su Aldo Busi dice che…
Gli intellettuali sono irrimediabilmente attratti dalla televisione e dal suo potere di seduzione. Questa volta a parlare di tv è Carlo De Amicis in un nuovo libro “La battuta perfetta” (ed. Minimun fax) che mette a confronto due generazioni, attraverso le parole di un padre e di un figlio, che si confrontano sui programmi televisivi
Gli intellettuali sono irrimediabilmente attratti dalla televisione e dal suo potere di seduzione. Questa volta a parlare di tv è Carlo De Amicis in un nuovo libro “La battuta perfetta” (ed. Minimun fax) che mette a confronto due generazioni, attraverso le parole di un padre e di un figlio, che si confrontano sui programmi televisivi dagli esordi a oggi.
Infatti entrambi lavorano in tv ma hanno a che fare con materiali completamente diversi. L’esperienza del padre e del figlio raccontata da D’Amicis non è frutto di fantasia, ma affonda le radici nel lavoro dello scrittore che da 30 anni è collaboratore per la Rai a Radio3 con puntate su Radio2.
Lo spartiacque tra la televisione che fu e la televisione che è nasce con la tv commerciale e con il programma Drive In che ebbe un impatto decisamente innovativo quantomeno sdoganando l’idiozia della normalità in quella che era stata fino a quel momento la televisione per le famiglie italiane. Spiega Carlo D’Amicis:
Resta un dato di fatto: l’avvento nel 1983 di ‘Drive In’ è stato liberatorio per il nostro Paese. Ha avuto una portata rivoluzionaria. Il corpo seminudo delle ballerine e la stessa volgarità, andando in prima serata non facevano più pensare al peccato. Per la prima volta le persone si sono sentite legittimate a essere stupide. Da scrittore mi interessava risalire all’origine di questa degenerazione, che ha anche lati che da un certo punto di vista mi inteneriscono: dopo tutto per l’Italia si è trattato di un ritorno all’adolescenza….
A proposito dell’attrazione fatale tra Tv e intellettuali spiega D’Amicis in relazione all’ultima partecipazione di Aldo Busi a L’Isola dei famosi:
Quello tra scrittori e televisione in questo momento è un incontro abbastanza improbabile. E’ vero, anche Pasolini andava in tv, ma quella era appunto un’altra televisione. Oggi chi va in televisione scende letteralmente in campo, va incontro alla battaglia della spettacolarizzazione, senza mediazioni intellettuali possibili. Questa tv non prevede la profondità. Busi stesso se avesse detto le cose che ha detto all’Isola dei Famosi all’una di notte in un programma di nicchia non avrebbe ottenuto gli stessi effetti dirompenti, non avrebbe rotto nessun equilibrio. In ogni caso Busi ha perso, è stato usato, cannibalizzato. I suoi interventi non hanno cambiato la televisione e tutto va avanti come prima.
Infine, ecco una considerazione a proposito dello stretto legame tra editoria e Tv:
Negli ultimi anni i maggiori successi editoriali, quelli che hanno spostato gli equilibri, sono stati legati a due esordi: quello di Paolo Giordano e quello di Roberto Saviano. Come la televisione, anche l’editoria è cambiata. Oggi gli editori si comportano così: propongono ai lettori una serie di cose, valutano quali funzionano meglio sul piano commerciale e in base alla vendite decidono su quale filone puntare. Adesso tocca agli esordienti, oltre che ai gialli. L’intero mercato editoriale sembra essersi prostrato a questa legge non scritta. Con pochissime eccezioni gli editori vanno incontro alle mode. C’è una pressoché totale rinuncia al ‘progetto’. Mi pare si stia proprio esagerando.
[Via | Affari Italiani]