Due anni fa un popolare conduttore tv contattò il direttore di TvBlog chiedendogli – nero su bianco – di “intervenire presso il signor Galanto“. Il problema, a detta del popolare conduttore tv, era rappresentato da un “articolo gravemente diffamatorio e parziale sul mio conto scritto dal solito massimo galanto con un accanimento e una faziosità vergognosa“. L’accusa, a me rivolta, era insomma quella di scrivere pezzi “per attaccare persone e professionalità“. Nel caso specifico, la sua persona e la sua professionalità. Seguirono blocco sui social (ne approfitto per ringraziare la mia ex che non si è – ancora – spinta a tanto, sei molto umana) e minacce di azioni legali (un grande classico).
Qualche tempo dopo, il popolare conduttore tv mi sblocca sui social, mi segue, interagisce con un mio tweet nel quale, guarda caso, scrivevo cose in un suo favore. Passa qualche mese e condivide addirittura un mio articolo. Articolo in cui, guarda caso, davo conto di belle notizie riguardanti il suo programma.
Perché racconto a voi lettori questa faccenda privata neanche troppo interessante? Perché, forse, se ne può ricavare un auspicio generale.
Intendiamoci, non è la prima volta, non sarà l’ultima, sono cose all’ordine del giorno, ci mancherebbe. Ma pensate che bello sarebbe il mondo della televisione se i protagonisti riuscissero a vivere con equilibrio le critiche, se le intendessero non come una crociata personale o una persecuzione, bensì come un punto di vista più o meno aderente alla realtà, ma sempre disinteressato. Che bello sarebbe un approccio non paranoico di fronte a chi, senza ledere la dignità di nessuno, prova ad esercitare il mestiere del giornalista, dando conto dei fatti e, talvolta, aggiungendoci qualche umile opinione. Magari commettendo degli errori, ma sempre con il distacco di chi sa che la vita che conta è un’altra, mica quella degli studi televisivi.
Quanto sarebbe bello che le critiche non venissero puntualmente trasformate in accanimenti, le obiezioni in attacchi frontali, gli argomenti in pretesti per fare polemica. Quanto sarebbe bello che gli inevitabili sali e scendi della carriera non corrispondessero ad antipatiche e lunatiche richieste al direttore di “intervenire” presso il signor giornalista di turno.
Caro popolare conduttore tv, anche se sono “il solito massimo galanto” (tutto in minuscolo), fidati: sono solo cose di tv.