Cara politica lascia la Rai
Lasciate che la Rai cammini una volta per tutte con le sue gambe
Ricordo ancora piuttosto bene la prima volta che mi presentai al seggio per votare. Erano i miei diciotto anni e in Italia -cosa tutt’altro che rara- c’era una ennesima consultazione elettorale. Ricordo ancora l’emozione, non ero più un semplice spettatore della vita politica della mia nazione, ma ne ero anche interprete in quella che è la rappresentazione più alta per un cittadino, ovvero l’esercizio del voto. Quello per cui i nostri nonni avevano lottato e che costò, per molti loro, anche la vita.
Nel tempo quell’emozione è cambiata, in alcuni casi molto cambiata, perchè la vita politica italiana e gli attori che la interpretano sono pure cambiati, naturalmente. Di questi tempi -e non per le dichiarazioni di nessuno in particolare- mi vengono in mente quei giorni, quelli del mio debutto elettorale, perchè tanto si parla ancora oggi di politica e di Rai, un binomio a mia memoria inscindibile.
Una politica la cui ingerenza verso la televisione pubblica si è fatta e si fa sentire di questi tempi in maniera davvero pesante ed ossessiva. La traduzione semplice di questa situazione è la paralisi della televisione di Stato che non può programmare più nulla, visti i continui rinvii delle decisioni da parte di un CDA -naturale espressione politica- che decide di non decidere, costringendo il direttore generale a camminare per i corridoi di viale Mazzini con due palle gigantesche attaccate alle gambe.
Una situazione insostenibile per qualunque azienda normale. Forse in tanti si sono abituati a questa cosa, purtroppo, ma la candela scende ogni giorno di più ed il tempo di non rimandare il tempo è arrivato.
Quindi cara politica, se decidi chi deve governare viale Mazzini, fallo governare e al termine del suo lavoro lo giudicherai in base ai risultati raggiunti, ma bloccarlo nell’esercizio delle sue funzioni, paralizzando di fatto l’azienda -che miracolosamente comunque va avanti, ma non si sa ancora per quanto tempo- squalifica la tua missione.
E ripesando ancora a quella mia “prima volta”, mentre sento Renato Zero cantare sulla Rete 1, oggi mi viene da pensare “com’è lontano ieri”….