Cara Barbara d’Urso, a Domenica e a Pomeriggio Cinque “ci credi” ancora più di tutte
Cara Barbara, ho provato per due settimane a disintossicarmi da te. Persino ieri mi sono concesso una puntata in fiera, complice la bella giornata di sole, ed è successo l’imponderabile: tutti gli schermi in esposizione erano sintonizzati sulla prima puntata di Domenica Cinque. Mi sembrava di rivivere un 1984 in salsa contemporanea, quasi più inquietante
Cara Barbara,
ho provato per due settimane a disintossicarmi da te. Persino ieri mi sono concesso una puntata in fiera, complice la bella giornata di sole, ed è successo l’imponderabile: tutti gli schermi in esposizione erano sintonizzati sulla prima puntata di Domenica Cinque. Mi sembrava di rivivere un 1984 in salsa contemporanea, quasi più inquietante dell’originale.
Poiché l’audio era disattivato, ho visto solo il tuo primo piano ovunque (avevi anche un neonato in braccio – il tuo era vero a differenza del bambolotto finto della Venier – lo sai anche tu che materno è glamour). La mia miopia non mi aiutava a leggere nitidamente il crawl, e c’era talmente tanto filtro da restare abbagliato peggio che con Paola Ferrari.
Ti scrivo all’indirizzo in sovrimpressione perché oramai il web è infestato dal tormentone delle faccette e del viso contrito – da me scatenato – e c’è chi lo prende a pretesto per criticarti a prescindere, attribuendoti ogni male catodico. E un po’ mi sento responsabile, perché con un ciclo di post a raffica – con il “rischio” di unire informazione e critica televisiva ai confini tra una testata e un blog – l’anno scorso non ti abbiamo dato tregua.
Quando un personaggio fa più parlare degli altri, non siamo noi ad esserne ossessionati: è lo stesso a fare notizia. Quest’anno il tuo effetto novità si è sicuramente dissolto. Allora si è qui preferito darti del tempo – un po’ come a scuola – e intanto dare un’occhiata ai salotti al femminile della concorrenza. Il risultato?
Sono arrivato a rimpiangere la ‘cara Barbara’. Quella egocentrica, autoreferenziale, che ormai arriva a cambiarsi anche tre volte in una domenica pomeriggio, eppure riconoscibile sempre. Ieri intervistavi Marco Carta regalandogli uno spessore umano che non si vedeva dai tempi di Amici. E, come tu stessa ricordi, la scaletta nelle tue interviste non esiste, anche perchè tu per prima ti metti in gioco senza maschere, confrontandoti in prima persona con l’ospite.
Quando Carta ricordava la madre che non c’è più, cara Barbara, non hai esitato a sentirti partecipe del suo dolore:
“Anch’io ho perso la mamma molto giovane, io sono più grande di te, ma la rabbia, il dolore resta per sempre”.
Quasi sempre ti aiuta il fatto che cavalchi lo spettacolo da tanti anni, specie se di fronte hai un collega della recitazione. Sai cosa comporta il lavoro dell’attore che va a fare promozione in tv, perciò cerchi di metterlo a tuo agio. Nel caso in cui non conosci da vicino l’argomento, ti viene in aiuto la lettura dei quotidiani, materia in cui ti mostri sempre documentata e supportata (con qualche populismo ruffiano di troppo).
Dunque, cara Barbara, sarai anche vittima del metodo Actors studio, ma mi sembri sempre sinceramente interessata all’ospite che hai davanti. Vai fino in fondo, anche a costo di risultare morbosa, pur di non essere smaccatamente promozionale. Anche oggi, a Pomeriggio Cinque, sei riuscita a celare l’ennesima marketta ai Cesaroni divertendoti come una matta con Claudio Amendola.
Gli hai chiesto di farti vedere i suoi tatuaggi, ti sei ricordata che la compagna Francesca Neri è laziale – facendole i complimenti per un suo film che ami – e hai tirato fuori la doppia anima dell’intervistato, quella goliardica ma anche quella più profonda. Amendola ha da te fatto un appello al telespettatore perché non trascuri l’istruzione – c’ha la coda di paglia, su- e ha rivolto un pensiero inedito a suo padre Ferruccio, storico doppiatore:
“Ci ha scritto un non vedente, ringraziandoci perché gli abbiamo fatto vedere tanti film”.
Allora mi viene il dubbio che ogni tanto la d’Urso si emozioni sinceramente e che in fondo tu non sia la più finta di tutte. Anche perché le altre usano il daytime per farsi belle in prima serata. Tu, invece, da anni sei confinata negli studi di Cologno tutti i pomeriggi e al fine settimana, rinunciando a ogni velleità patinata. Sei un po’ una donna di casa a tutto schermo, in fondo. Nell’infotainment che va tanto di moda il tuo stile inizia a fare scuola.
Quest’anno trovo persino le tue stesse faccine meno indigeste e più misurate. Perciò, cara Barbara, ti ho scritto codesta missiva con una Gentile Richiesta: non rialzare la cresta. Ora che il Gf incombe, la Grande Sorella che in è te rischia di strabordare ancora. E un altro George Leonard in esclusiva per dieci puntate potremmo non reggerlo più.
Confidando in una tua risposta, ti porgo un saluto bislacco.
cordialmente tuo,
Lord Lucas