Cappon insiste: “Il Tetto ingaggi inattuabile”
La questione è “vecchia”: il Governo Prodi sta cercando di far approvare nuovamente un emendamento alla legge finanziaria che impone un tetto massimo a quota 274mila euro l’anno per tutte le “collaborazioni esterne” delle aziende pubbliche. Un eventuale limite di questo genere toccherebbe tutti i contratti che la Rai, in quanto appunto azienda pubblica, intrattiene
La questione è “vecchia”: il Governo Prodi sta cercando di far approvare nuovamente un emendamento alla legge finanziaria che impone un tetto massimo a quota 274mila euro l’anno per tutte le “collaborazioni esterne” delle aziende pubbliche. Un eventuale limite di questo genere toccherebbe tutti i contratti che la Rai, in quanto appunto azienda pubblica, intrattiene con i suoi “collaboratori esterni“, vale a dire conduttori, soubrette, autori, registi e quant’altro.
L’idea era allo studio già ai tempi della scorsa finanziaria e divenne di grande attualità quando si sollevò la ciclica polemica sui compensi legati al Festival di Sanremo, ma non se ne fece nulla. Cappon, il Direttore Generale Rai, aveva già all’epoca sollevato delle perplessità che ora, con la proposta che torna attuale, ribadisce con forza.
Rispetteremo in ogni caso la sovranità del Parlamento, ma la prima impressione è che le conseguenze siamo pericolose per l’azienda. La tv non si fa con i mattoni e le lamiere, ma con la tecnologia e i talenti. Vincoli amministrativi alla gestione delle risorse umane producono effetti devastanti anche sulla qualità. Il Paese ci chiede più qualità. E noi – all’interno del Piano Industriale appena approvato – promettiamo una svolta. Ma la qualità costa perché è affidata a donne e uomini di valore. Un esempio concreto: noi offriamo Benigni e Celentano. Ma artisti del genere ci saranno preclusi, se il tetto sarà confermato
I risparmi chiesti alla Rai non possono quindi essere imposti dall’alto, Cappon garantisce che il taglio dei costi è già in atto grazie all’ultimo Piano Industriale e la sua preoccupazione è per la concorrenza: con un limite del genere la Rai non potrebbe più competere con Mediaset e Sky.
Regole per un solo attore del mercato, la Rai, spalancano praterie a tutti gli altri. Potranno strapparci le migliori risorse pagando un solo euro in più rispetto a noi. I maggiori risparmi quindi non si realizzeranno in Rai, ma nei bilanci delle tv avversarie. Prende corpo un regalo, aggiungo, ai produttori esterni di format. Nostri autori e registi ci lasciano spesso per andare in società private di produzione perché già oggi noi paghiamo meno del mercato. L’esodo, che contrastiamo con fatica, si accentuerebbe.
Sul piano puramente pratico è impossibile dare torto a Cappon, ma una strategia nuova che riporti la Rai al suo ruolo di “vero servizio pubblico“, passando per costi drasticamente ridotti, taglio pressochè totale della pubblicità e affidamento completo al canone come vera ed unica forma di sostentamento, sarebbe a mio giudizio più che auspicabile.
La verità, purtroppo, è che il singolo provvedimento in oggetto non nasconde dietro di sè nulla di una strategia del genere, sarebbe un po’ come provare a cambiare una piccola guarnizione ad un sistema idraulico completamente da ripensare e sostituire.