Canone Rai, il ministro Zanonato: “Ricorso al Tar? Non mi risulta. Meglio combattere l’evasione”
Secondo il ministro “basterebbe recuperare almeno 6-7 punti percentuali dell’evasione del canone per risolvere molti problemi di bilancio e allo stesso tempo evitare di ritoccare il canone”
Il ministro dello Sviluppo economico, Flavio Zanonato, dice di non credere che la Rai possa fara causa al proprio azionista, cioè al governo, per contestare il blocco dell’aumento del canone deciso proprio da Zanonato con un regolamento del 20 dicembre scorso.
Così il ministro, a proposito delle indiscrezioni riportate ieri da La Repubblica e riprese da TvBlog, in merito al possibile ricorso al Tar che Anna Maria Tarantola, su suggerimento dei consiglieri di amministrazione Rai, potrebbe presentare per contestare il fatto che l’importo del canone per il 2014 sia stato bloccato a 113,50 euro (niente aumento, per la prima volta dopo 7 anni).
Zanonato a La Repubblica ha spiegato:
Il perché lo spiega una lettera che ho qui sulla mia scrivania e che porta la data di ieri, lunedì 20 gennaio, firmata dal presidente della Rai, Anna Maria Tarantola, a cui mi lega un rapporto di amicizia e cordialità.
Cosa c’ è scritto nella missiva? “Che il collegio sindacale della Rai rileva la necessità di un ribilanciamento di risorse da attuare con azioni di forte recupero dell’evasione. Nessuna richiesta di aumentare il canone, dunque. Niente di niente. Piuttosto l’esortazione a fare di più per recuperare le ingenti risorse perse con l’evasione”.
Il ministro ha poi notato che “aumentare il canone dell’1%, circa un euro e mezzo in più vorrebbe dire incassare 30-35 milioni. Ma l’evasione è arrivata a ben 450 milioni, il 25% del totale incassato dalla Rai”, cioè “un’enormità”. Pertanto “basterebbe recuperare almeno 6-7 punti percentuali per risolvere molti problemi di bilancio e allo stesso tempo evitare di ritoccare il canone”.
Infine, a proposito del fatto che il decreto firmato da Zanonato il 20 dicembre non sia ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale e dell’ipotesi che sia la Corte dei Conti a tenerlo in sospeso, il ministro si è mostrato tranquillo:
Non penso proprio. E poi non credo che vi siano gli spazi perché la Corte dei Conti blocchi il decreto.