Campo Dall’Orto via da La7. E ora?
Antonio Campo Dall’Orto è riuscito con La7 a fare un piccolo miracolo: in pochi anni ha trasformato una rete che poco o nulla poteva chiedere in un gioiellino di informazione, cultura e intrattenimento, alternativa più che valida alla cosiddetta tv generalista. Questo grazie a buone idee, a un nutrito gruppo di professionisti che hanno avuto
Antonio Campo Dall’Orto è riuscito con La7 a fare un piccolo miracolo: in pochi anni ha trasformato una rete che poco o nulla poteva chiedere in un gioiellino di informazione, cultura e intrattenimento, alternativa più che valida alla cosiddetta tv generalista. Questo grazie a buone idee, a un nutrito gruppo di professionisti che hanno avuto fiducia in lui scegliendo La7 come “fissa dimora” e alla libertà creativa lasciata ai volti noti della rete (eccezioni a parte), oltre che ad un interesse commerciale non predominante, che ha permesso a La7 di essere in più occasioni una rete orientata alla soddisfazione dello spettatore, prima ancora dell’editore.
I meriti di Campo Dall’Orto, quindi, non si discutono e a maggior ragione la notizia del suo abbandono della direzione della rete ha lasciato stupiti, se non esterrefatti. Dimissioni che, se da una parte sono state giustificate dall’intenzione, da parte dell’ex direttore, di occuparsi a tutto tondo di Mtv Italia, dall’altra invece sono sembrate a molte persone quasi obbligate dai vertici Telecom (Franco Bernabè in particolare). Molti infatti sono stati nei giorni scorsi i “giri di valzer” in casa Telecom Italia Media che non hanno del tutto convinto gli addetti ai lavori.
Si aprono ora diversi scenari che portano a chiedersi quale sarà il futuro di una rete così intelligente e ricca. Chiunque sarà il successore di Campo Dall’Orto, dovrà compiere delle scelte importanti sulle strategie di mercato da portare avanti. Continuare a proporre agli spettatori spettacoli e programmi di informazioni pari o superiori a quelli della tv generalista o puntare a far quadrare i conti nel bilancio attraverso tagli sostanziosi – che partirebbero certamente da conduttori e giornalisti importanti – e riduzioni di budget?