Calcio, la Ue dice no all’esclusiva delle partite di “rilevanza sociale”. Fifa e Uefa protestano
La vicenda iniziò sei anni fa con l’iniziativa di Belgio e Gran Bretagna e la reazione dei due organi più importanti del calcio.
La Corte di giustizia dell’Unione europea ieri ha respinto le impugnazioni di Fifa e Uefa, contro le sentenze del Tribunale di primo grado sulla trasmissione televisiva delle partite valide per la Coppa del mondo e dell’Europeo di calcio. Questo significa che i Paesi dell’Unione europea hanno il diritto di vietare l’esclusiva in televisione per eventi considerati di particolare rilevanza sociale, consentendo dunque la trasmissione in chiaro e una più ampia diffusione e accessibilità.
Andiamo con ordine e ricordiamo quanto è successo nel recente passato.
Sei anni fa il Belgio, in base alla direttiva Ue del 1988 sulla tv, decide che tutte le partite del Mondiale di Calcio sono, appunto, di rilevanza sociale. Stessa cosa la fa la Gran Bretagna con gli Europei. La Commissione dell’Unione europea dà l’ok, ma Fifa e Uefa, che vendono a peso d’oro i diritti delle due competizioni, non ci stanno e così si oppongono. A febbraio 2011 ricevono però un no dal tribunale dell’Ue; la battaglia continua con il ricorso alla Corte di giustizia. Che ieri lo ha rigettato.
In realtà già a dicembre scorso l’avvocato generale Jaaskinen aveva dato parare favorevole all’autonomia degli Stati nella scelta degli eventi, stabilendo insomma che nessuno – nemmeno Fifa e Uefa – può opporsi alla decisione degli Stati.
Ricordiamo che in Italia a decidere la rilevanza degli eventi sportivi è il Garante delle comunicazioni che per il momento ha indicato le gare della Nazionale, le finali del Mondiale, Europe, Champions League ed Europa League (l’anno prossimo, salvo colpi di scena ora non impossibili, per Rio 2014 le gare degli azzurri saranno visibili tutte sulla Rai in chiaro, mentre il torneo per intero sarà a disposizione degli abbonati Sky in esclusiva).
La sentenza almeno per il momento non incide tanto sui telespettatori italiani, ma rappresenta senza dubbio alcuno un duro colpo per gli organi presieduti da Blatter e da Platini, che si ritrovano di fronte al calo dei ricavi. Perché il diritto di informazione deve prevalere.