Caccia al cuoco: il primo talent metrosexual del daytime (che sogna Hell’s Kitchen)
Qualche personalismo della Clerici di troppo, La prova del cuoco resta uno degli appuntamenti più godibili della televisione italiana. Non più programma di cucina tout court, è diventato un vero e proprio vademecum della gastronomia e dell’arte culinaria italiana (e non solo), che piacerebbe anche all’Artusi. Al di là delle ricette, la formula è sempre
Qualche personalismo della Clerici di troppo, La prova del cuoco resta uno degli appuntamenti più godibili della televisione italiana. Non più programma di cucina tout court, è diventato un vero e proprio vademecum della gastronomia e dell’arte culinaria italiana (e non solo), che piacerebbe anche all’Artusi. Al di là delle ricette, la formula è sempre più tesa a scavare tendenze e fenomeni legati ai cibi che mangiamo, ciò che ha fatto – insomma – dello stare ai fornelli un modo come un altro per stare al mondo e vivere il proprio tempo storico. Insomma, un documento sociologico.
C’è una rubrica in particolare, introdotta nell’edizione in corso, che appare la più brillante e originale di tutte: Caccia al cuoco. Trattasi del primo talent sulla cucina della tv italiana, un’idea cotta e mangiata non priva di un suo appeal extra-daytime. Vi si fondono, infatti, più generi televisivi come nell’amalgama di un impasto melting pot: le palette del vecchio gioco a premi, la giuria di un moderno talent show e il racconto del privato del protagonista, più tipico del varietà dei sentimenti.
Ogni venerdì, infatti, un giovane cuoco si gioca un posto nella trasmissione, mostrandosi spesso impacciato perché “non tutti nascono celebrity chef” alla Jamie Oliver. L’idea di questo mini-format è dimostrare che non basta saper cucinare per diventare “un cuoco famoso”, ma bisogna adeguarsi ai tempi televisivi.
La prova del cuoco: Caccia al cuoco con Luigi Repoli
E’ il caso del provinato del giorno Luigi Repoli, a cui Antonellina ha dovuto badare tutto il tempo perché non le mandasse a fuoco la cucina (peraltro facendola sforare). Il ragazzo, napoletano di 31 anni trapiantato a Roma da 10, ha la presenza scenica di un tronista e l’eloquio di uno che non ha studiato troppo nella vita. Eppure, la sua immagine trasuda “cosmopolitismo”, vista la sua visione internazionale del mercato culinario, maturata anche in una breve esperienza in Giappone.
In più, l’aspirante dice di impazzire per Hell’s Kitchen, il format inglese diventato famoso in tutto il mondo per la cattiveria del celebre chef Gordon Ramsay. Lo vediamo gigioneggiare un po’ troppo e trascurare a volte l’impasto, ricevendo una doverosa strigliatina d’orecchie dall’implacabile giudice Nicola Santini, già casalingo disperato al Treno dei desideri. Lui e la collega Paola Ricas sembrano usciti dal Diavolo veste Prada, a esasperare la metrosexualità del tutto.
Insomma, chi lo dice che La prova del cuoco è un programma solo per casalinghe? E, soprattutto, chi lo dice a RaiUno di realizzare uno grande show sulla cucina in prima serata, come alibi per portare sulla tv di stato cuochi e cuoche mozzafiato (e quindi pubblico giovane?). Anche se, va detto, più che la comprensiva Clerici ci vorrebbe un conduttore più bastardo, magari di sesso maschile. Impossibile: tanto vale tenersi Caccia al cuoco tra una tagliatella e l’altra.