Home Porta a porta Bruno Vespa l’immortale: “Porta a Porta è un’anomalia del giornalismo televisivo e non è ereditario. Finirà con me”

Bruno Vespa l’immortale: “Porta a Porta è un’anomalia del giornalismo televisivo e non è ereditario. Finirà con me”

Bruno Vespa e “Porta a Porta” sono un’anomalia. Lo dice lo stesso conduttore, in un’intervista pubblicata sul numero di luglio del mensile free press Pocket. Un’anomalia, dice Vespa: chissà in che senso. Di certo c’è che la trasmissione di approfondimento da lui condotta su RaiUno è penetrata nel tessuto televisivo in maniera potente e decisa:

pubblicato 1 Luglio 2009 aggiornato 5 Settembre 2020 23:42

Bruno Vespa e “Porta a Porta” sono un’anomalia. Lo dice lo stesso conduttore, in un’intervista pubblicata sul numero di luglio del mensile free press Pocket. Un’anomalia, dice Vespa: chissà in che senso.

Di certo c’è che la trasmissione di approfondimento da lui condotta su RaiUno è penetrata nel tessuto televisivo in maniera potente e decisa: chiunque voglia proporre, in televisione, un prodotto simile, deve fare i conti con lui. Nel bene e nel male.

Passato alla ribalta della storia recente per i plastici di Cogne, per la bicicletta di Alberto Stasi e per l’orsacchiotto di peluche sventolato in primissimo piano durante una prima sortita tra le macerie dell’Aquila, Bruno Vespa è abituato alle critiche: un affondo durissimo glielo diede il giornalista Piero Ricca un paio d’anni fa, in occasione della presentazione di un libro. Il video è diventato uno dei cult di YouTube e ve lo proporremo al termine di questo post.

“Siamo un’anomalia. Porta a Porta è l’unica trasmissione di successo di taglio moderato, mentre ce sono almeno sette (di cui cinque in prima serata) che guardano a sinistra. E mi limito solo alle più importanti”.

Vespa non vuole sentire parlare di successione:

“I programmi non sono ereditari. Quando smetterò io, arriverà certamente qualcuno bravo a fare un’altra cosa”.

Parole d’affetto verso la Rai, ove l’uomo ha trascorso circa cinquant’anni di carriera:

“Ci vogliamo bene. C’è stata qualche crisi, ma niente rispetto a matrimoni della stessa durata. Sono andato vicino ad andarmene una sola volta nel ’93, quando fui epurato dal consiglio d’amministrazione dei Professori: una rivoluzione che sconvolse la Rai e per fortuna durò poco. La Rai è un centauro, vive per metà di canone e per metà di pubblicità. A mio giudizio è il modo migliore per garantire una qualità dignitosa anche nei programmi commerciali. La Rai è l’unica televisione pubblica leader in Europa. In Francia e in Spagna hanno tolto o stanno togliendo la pubblicità alla televisione pubblica, rendendola ancora più dipendente dal governo”.

Sulle accuse di accomodamento (ricordiamo che Vespa fu sorpreso in un’intercettazione telefonica a parlare di “vestiti su misura” fatti a Fini “come a tutti gli altri ospiti della mia trasmissione”):

“A Porta a Porta sono venuti ospiti direttori di giornale di tutti gli orientamenti. Risulta che abbiano fatto domande più complete e scomode delle mie?’ Sono amico personale di alcuni politici di ogni estrazione da molti anni. Mi capita di incontrarli a qualche cena ogni tanto…”.

A proposito di intercettazioni telefoniche:

“La categoria dei giornalisti è una casta. Basta vedere come hanno reagito alla legge sulle intercettazioni che ci mette sullo stesso piano degli altri Paesi europei. Un giornalista molto appoggiato può avere più opportunità di uno che non lo è”.

Infine un commento su Annozero del “nemico” Santoro:

“L’ho visto qualche volta. Purtroppo vedo poco la televisione. Peccato, perché mi sarebbe molto utile per imparare anche dalle peggiori”.

Capito che classe?
Vi lasciamo col video storico dell’incontro di Bruno Vespa con Piero Ricca.

Porta a portaRai 1