4 Hotel 2022: Barbieri sempre più istrione, ma il vero protagonista è il drone
La nuova stagione di Bruno Barbieri 4 Hotel non tradisce le aspettative e riesce sempre a offrire qualcosa di nuovo.
Iniziare la nuova stagione di 4 Hotel da Ragusa Ibla con la colonna sonora di Montalbano e Bruno Barbieri in pellegrinaggio sui luoghi seriali del Commissario di Camilleri è una dichiarazione di guerra del tipo ‘non riuscirete a fare a meno di queste nuove quattro puntate’. Diciamo che non ce n’era bisogno: il format, arrivato alla sua quinta stagione, non mostra stanchezza grazie non tanto al continuo cambio di concorrenti – che in fondo si adattano il più delle volte ai diversi archetipi di albergatori e/o competitors – ma grazie a Bruno Barbieri, al suo occhio per i dettagli, alle sue campagne ‘sociali’ per il miglioramento dei servizi alberghieri italiani.
Partiamo dal ‘commiss…’, anzi dal giudice Barbieri: a ogni edizione è sempre più istrionico, sempre più rilassato, sempre più libero dai legacci di un ruolo tv, ammesso che sia mai davvero stato legato a un ruolo. Nelle prime edizioni, sull’onda lunga di MasterChef e della necessità di impostare un’autorità, si sentiva forse di più l’impronta di una certa scrittura di ruolo. Rapidamente ogni schema è svanito e Barbieri ha saputo sempre più tagliare il programma su di sé, come un abito sartoriale. Il risultato è la freschezza nella relazione con i concorrenti, il divertimento nell’esperienza da cliente, la risolutezza nell’educare clienti e albergatori all’accoglienza, offerta e fruita.
Da Barbieri si impara sempre qualcosa: se negli anni la sua missione è stata quella di abolire i runner e promuovere il topper, in questa quinta stagione la parola d’ordine è sostenibilità, che diventa anche un bollino premio da consegnare alla struttura più attenta e anche una parte del premio finale per il vincitore. Basta un rapido giro in strutture anche di livello per raccogliere un sacco di plastica non necessaria: ma qui emerge forte la necessità di garantire l’igiene post Covid e i bisogni dell’ambiente.
Mostrare l’invisibile: resta questa, a mio avviso, la chiave del successo, il punto forte del programma. Attraverso lo sguardo di Barbieri si concretizza la progressiva presa di consapevolezza di quel che si può e si deve chiedere in qualità di cliente di una struttura alberghiera e quel che bisogna garantire e saper gestire in quanto albergatore. Certo, di mezzo c’è sempre la misura del singolo: da una parte i clienti non devono esagerare con le richieste impossibili – peraltro da commisurare alle promesse – e con la tigna da precisetti, e questo il programma potrebbe stimolare gli istinti peggiori; dall’altra l’albergatore non può pensare di avere sempre ragione. In questo senso sono lieta che la prova del “cliente impossibile” sia stata sospesa dopo una sola stagione: per molti clienti sarebbe stato il via libera a un comportamento incivile (già da soli, e senza ‘esempi’ vip, siamo in grado delle peggio nefandezze…). Lo sguardo di Barbieri (non quello degli altri concorrenti, troppo coinvolti) diventa così una guida per capire cosa si può osservare, quali sono i parametri per valutare una struttura e anche per rendere piacevole il proprio soggiorno. Ed è un sollievo. Sì, perché è bello ‘riconoscersi’, è rassicurante sapere che certe attenzioni non sono ossessioni da maniaco, ma legittime richieste di chi paga per avere un servizio: vederlo lamentarsi del calcare nella doccia di una struttura 4 stelle superior – con prezzi da 260 euro a notte – è stata una magnifica soddisfazione. E conferma quel che da sempre dice Barbieri sul programma: mostrare agli albergatori quel che neanche loro riescono a vedere per abitudine, per presunzione, per arroganza. L’obiettivo resta quello di migliorare l’hotellerie, non metterla sotto accusa né alimentare le rivalità personali: l’obiettivo è valorizzare la cura, che è sempre nelle cose minime (oltre che nella pulizia).
A proposito di costi, di servizi, di proposte: il cotè concorrenti tende spesso a fare cartello su questi aspetti ed è forse il punto su cui si potrebbe lavorare in futuro, non tanto per la gara e per il format in sé ma sempre per il principio di consapevolezza ed educazione del pubblico. Certo, è un punto delicato per la produzione: difficile contestare un mercato, impossibile entrarci a gamba tesa per gli esterni. In questo, già aver fatto del conto un parametro di valutazione è importante; ma devo dire che questa prima puntata della quinta stagione tra boutique hotel, hotel di charme, ville di campagna con una classificazione non inferiore alle 4 stelle superior ha mostrato prezzi elevati a fronte di servizi non sempre all’altezza delle promesse. E allora arriva la proposta: al di fuori della gara sempre interessante di 4 Hotel, perché non realizzare un programma sull’hotellerie che faccia davvero da guida al consumatore e all’albergatore per un ‘turismo etico’, che soffochi definitivamente quella tendenza di approfittare dell’ospite che “tanto non tornerà mai più”. In un’estate di rincari spesso ingiustificati, un’analisi dei costi e dei servizi sarebbe un programma di servizio pubblico.
Scherzi – mica tanto – a parte, Bruno Barbieri 4 Hotel resta un vademecum sull’hotellerie di cui non possiamo fare a meno: competenza, attenzione, leggerezza, divertimento, gara, conflitto… in 4 Hotel c’è di tutto, ben costruito, ottimamente confezionato, che non spinge sulle contrapposizioni ma ha sempre chiaro l’obiettivo: divertimento e qualità.
A proposito di confezione, il tratto distintivo di questa quinta edizione può dirsi il drone, che accompagna i protagonisti in ogni spostamento, che li mostra in prospettive inedite, che permette al pubblico a casa di vedere cose che neanche i protagonisti riescono a cogliere. E in un programma che ha nello sguardo il suo punto di forza non è poco. Da segnalare, inoltre, l’accenno alla realtà aumentata con la grafica che adotta una prospettiva da Google Maps in modalità satellitare. Insomma, si cerca sempre qualcosa di diverso.
Ma diciamoci la verità: seguire 4 Hotel da cliente dà il più delle volte l’impagabile sensazione di essere ‘nel giusto’: non siamo maniaci del pulito, non siamo fobici del calcare, siamo semplicemente sulla stessa lunghezza d’onda del maestro…