Quanta passione c’è in Bridgerton 3? Stando ai primi quattro episodi di questa terza stagione, verrebbe da dire poca, pochissima. Ma dobbiamo usare il condizionale, perché quelli che sono disponibili da oggi, giovedì 16 maggio 2024, su Netflix, sono solo la prima metà di una stagione che vedrà il suo completamento con la Parte 2 e i restanti quattro episodi, in uscita il 13 giugno. Intanto, però, chi era abituati ai ritmi ed scene “bollenti” delle prime due stagioni, rimarrà deluso da questa falsa partenza.
Bridgerton 3, la recensione
La recensione breve di questa Parte 1 di Bridgerton 3 potrebbe essere: “un continuo preliminare”. In effetti, questi quattro episodi non fanno altro che ingannare l’attesa verso quello che (si spera) sarà il clou della stagione, con i veri colpi di scena e le sorprese a cuoricino che tanto hanno fatto innamorare gli spettatori diventati fan dell’ennesima creatura prodotta da Shonda Rhimes.
Di storie d’amore, in questi primi quattro episodi, non ne vediamo proprio, se non in lontananza: la relazione tra Colin (Luke Newton) e Penelope (Nicola Coughlan) è così citofonata che non ha per niente appeal sul pubblico, tant’è che la sceneggiatura deve ripiegare su varie sottotrame per tenere alta l’attenzione del pubblico. Dal tentativo di restare incinte delle sorelle di Penelope, a quello di Will (Martins Imhangbe) ed Alice (Emma Naomi) di adattarsi alla loro nuova condizione sociale, fino agli albori di nuove storie romantiche che, stavolta, toccano i personaggi più adulti: Bridgerton 3 si ritrova così a dover distrarre il pubblico da una trama principale eccessivamente debole, che sembra volerla tirare per le lunghe fino alla seconda parte di stagione.
Un preliminare, appunto, che per carità, potrebbe anche avere un senso se si vuole creare il giusto climax per la coppia protagonista di questa stagione. Ricordiamo che anche la stagione d’esordio della serie era partita in sordina da questo punto di vista, per poi “esplodere” nella passione tra Daphne (Phoebe Dynevor) e il Duca di Hastings (Regé-Jean Page) solo qualche episodio più avanti. Allora cosa non ha funzionato?
Bridgerton 3 sembra essere vittima di una scelta che è sempre più un’abitudine a casa Netflix, ovvero quella di dividere le proprie serie tv maggiormente di successo in Parte 1 e Parte 2. Le ragioni di questa suddivisione è ovviamente legata alla necessità di tenere più vicini a sé il maggior numero di abbonati, costringendo chi vuole vedere il finale della propria serie preferita a mantenere attivo l’account fino al mese successivo.
Cos facendo, però, Netflix si dimentica che questo stratagemma non può funzionare con tutte le serie o, meglio, non tutte le serie sono costruite in virtù di questa logica. Ecco che, allora, serie come Bridgerton 3 hanno bisogno di carburare prima di diventare davvero coinvolgenti, ma se le si blocca prima del dovuto l’effetto attesa diventa un effetto delusione.
Così facendo, Netflix rischia di rovinare una delle sue serie più amate a livello globale: Bridgerton avrà ancora lunga vita (la quarta stagione è già stata confermata), ma se la si ridurrà a semplice prodotto realizzato per fare cassa (ovvero abbonamenti), quella che era una storia di amore e passione lascerà sempre più indifferenti. Come una storia d’amore che sembrava dovesse regalare i fuochi d’artificio e, invece, si rivela un fuoco di paglia.