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Brasile – Germania, la gufata pazzesca di Caressa

Semifinale dei mondiali. Sul 2-0 per la Germania, Caressa si lancia in un vaticinio profetico. Che però non va come dovrebbe

pubblicato 8 Luglio 2014 aggiornato 3 Settembre 2020 02:38

Fabio Caressa, orfano come e più degli altri della nazionale italiana ai Mondiali di calcio in Brasile, cerca di esaltarsi come può per le performance di chi, il Mondiale, se lo contende ancora.

Gli tocca commentare, naturalmente, le partite importanti, anche se nulla sarà mai come quella finale con la Francia nel 2006 che lo consacrò, consegnandolo all’olimpo dei commentatori italiani “campioni del mondo” (ammesso che esista la categoria).

Da allora, diciamolo, Caressa non è più lo stesso. Si è calato troppo nel personaggio, si è fatto sempre più prendere la mano (stasera ha provato anche a fare il Federico Buffa, dichiarandolo. Gli appassionati sanno bene di cosa sto parlando. Uno che già nel 2011 definivamo – e lo rifaremmo ancora – miglior opinionista sportivo italiano).

Dopo il 2-0 della Germania nella semifinale contro il Brasile (messo a segno da Klose che, per inciso, è diventato così il calciatore ad aver segnato più di ogni altro nella storia dei Mondiali di Calcio. Il gol ha poi spalancato la porta verdeoro alla goleada tedesca), Caressa si è lasciato andare a una delle sue pontificazioni.

Klose segna, dicevamo. Va il replay.
Ed eccolo, Caressa, che si lancia spericolato e senza rete in un commento speranzoso ed enfatico:

«2-0! Porta chiusa in faccia al Brasile! Ma attenzione! Siamo al 24’. E io di partite strane che erano 2-0 e sembravano finite, ne ho viste tante, Beppe [Beppe Bergomi, ndr]. Soprattutto dopo venti minuti 2-0 ne ho viste tante, di partite strane. Attenzione».

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Bergomi ha solo il tempo di rispondergli: «E’ vero, Fabio, però…» e poco dopo ecco il 3-0 per la Germania.

Una gufata epica, senza eguali, di cui si è accorto anche Il Rompipallone di Gene Gnocchi.

Non pago di esser diventato il contrario mitologico di una Cassandra, si è lanciato nel racconto di storie incrociate, alla Buffa, appunto, e poi ha insistito per due volte a proposito di una legge che manda in galera i presidenti dei club che non hanno i conti a posto.

Ora, che in Germania ci sia rigore è vero, ma che si arrivi a tanto non ci risulta. E non risulta nemmeno al Sole 24 Ore, per dire. Il presidente del Bayern-Monaco, Uli Hoeness, è stato sì arrestato – e poi rilasciato su cauzione – a marzo, ma l’accusa era di frode fiscale. Altra storia.

Ridate la nazionale italiana a Caressa: vogliamo risentirlo come nel 2006, quando la sua telecronaca, confrontata al mortorio Rai, era fin piacevole.

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