Boss in incognito, Max Giusti sempre più a suo agio in uno dei classici di Rai 2, ma rimane uno spottone aziendale
Protagonista della prima puntata Claudio Papa, boss dell’azienda di confetti Dolceamaro.
All’interno di una rete che sta vivendo una profonda trasformazione non proprio felicissima, sono ancora i classici di Rai 2 che tengono ancora in piedi la baracca. C’è Il Collegio, che dopo sette edizioni comincia a dare qualche segno di cedimento, c’è il popolare Stasera tutto è possibile, mentre in seconda serata si sono aggiunti Bar Stella e Belve. Di questo sparuto gruppo di programmi fa parte Boss in incognito, giunto all’ottava edizione.
La trasmissione, tratta dal format Undercover Boss, consiste nel seguire le peripezie di un amministratore delegato o il principale di un’azienda che si finge un nuovo dipendente della stessa. Nella prima puntata sotto mentite spoglie è finito Claudio Papa, proprietario dell’azienda Dolceamaro, produttrice di confetti, cioccolato e prodotti da forno in quel di Monteroduni, in provincia di Isernia.
Ai dipendenti di Dolceamaro era stato detto che si sarebbe dovuto girare un factual intitolato Missione lavoro, un nuovo factual che racconta il mondo dell’imprenditoria e del lavoro italiano in un momento difficile e pieno di sfide, non solo per le imprese ma per tutto il Paese. Nel corso dell’episodio abbiamo quindi visto come sempre il numero uno dell’azienda alle prese con i suoi collaboratori, scoprendo dei lati inediti dei suoi dipendenti.
Boss in incognito è probabilmente il programma in cui Max Giusti si sente più a suo agio dopo l’esperienza sui canali semigeneralisti come Nove (i game show Boom! e Chi ti conosce?) e Tv8 (Guess My Age). Tuttavia guardando la trasmissione permangono i dubbi sulla veridicità del racconto. Possibile che da anni i dipendenti credano alla storia del documentario sull’azienda senza mai minimamente insospettirsi? Possibile che solo stasera per la prima volta un dipendente sia riuscito a riconoscere il suo capo? Purtroppo il format lascia sempre quel sapore di spottone aziendale, di volontà di riposizionamento del brand.
Foto: Ufficio Stampa Rai