Boris Giuliano, la Rai si affida al formato standard delle fiction per raccontare il coraggio del protagonista
Boris Giuliano racconta la carriera del protagonista attraverso un racconto che si prende lo spazio per raccontarne anche la vita privata, allungando il tutto e dando il via all’azione dopo averlo introdotto
Per ricordare una delle figure più importanti della lotta alla mafia, la Rai ha sfoderato il più classico modello di rappresentazione dell’eroe italiano. In Boris Giuliano si evita la figura del santino, ma si preferisce raffigurare il protagonista come giustamente deve essere ricordato: un uomo coraggioso che ha rinunciato ad una vita più facile pur di ottenere una verità che, nella sua Sicilia, sembrava essere sempre più a rischio.
Per farlo, come detto, si è ricorso ad uno stile riconoscibilissimo per il pubblico più affezionato di Raiuno, sotto il formato della miniserie in due puntate. E’ proprio questa scelta di raccontare la carriera del protagonista di due puntate che rallenta il ritmo del racconto, in cerca di espedienti per poter ritardare l’azione vera e propria.
Di Boris Giuliano, così, viene raccontata la vita privata, il rapporto con la moglie Maria Leonetta (Nicole Grimaudo), la nascita dei figli, costruendo così il personaggio prima ancora che entrare all’interno della vicenda che lo ha reso noto. Un processo di costruzione narrativa che inevitabilmente sembra dimenticare dell’obiettivo primario della fiction e che, piuttosto, segue il modello delle fiction Rai che devono rappresentare personaggi la cui identità sia chiara al pubblico.
La narrazione prende ritmo con la formazione della squadra di Giuliano, regalando anche un inseguimento di un criminale che serve a dare una connotazione più civile e coraggiosa del protagonista. Con il rapimento di Mauro De Mauro (Manlio Dovì) prende il via il racconto che ci porta a conoscere meglio i fatti storici a cui il film-tv si ispira. Ci vuole un po’ di tempo per riuscire ad arrivare alle indagini di Giuliano, alle sue azioni contro la mafia, ed alla scelta di coinvolgere la stampa nella sua lotta.
Il tutto affidando la narrazione ad un cast che non esagera, consapevole di lavorare ad un film-tv di alto valore civile: Adriano Giannini non straborda nella rappresentazione di Boris Giuliano, garantendo una costruzione del personaggio che, sebbene alcuni momenti di debolezza della sceneggiatura, rende onore alla figura del capo della Squadra Mobile di Palermo.
Storie come quelle di Boris Giuliano meritano di essere portate in televisione con attenzione non solo alla cura della raffigurazione dei personaggi, ma anche al racconto di una storia che dovrebbe riuscire da subito ad attirare l’attenzione del pubblico, offrendo una fiction capace di incuriosire il pubblico ma anche di renderlo partecipe del ricordo di figure pubbliche.