Blob è vecchissimo?
“L’immagine è vecchia/antica, blob è vecchissimo”. L’autore di questa frase è Enrico Ghezzi, uno degli autori di Blob, che ha scritto insieme a Cristina Tagliabue un interessante saggio su quello che essi stessi hanno definito il Blobblog, un linguaggio di sperimentazione tra internet e tv. “Parcellizzando la televisione “da dentro”, (Blob, ndr) ha auto-denunciato il
“L’immagine è vecchia/antica, blob è vecchissimo”. L’autore di questa frase è Enrico Ghezzi, uno degli autori di Blob, che ha scritto insieme a Cristina Tagliabue un interessante saggio su quello che essi stessi hanno definito il Blobblog, un linguaggio di sperimentazione tra internet e tv. “Parcellizzando la televisione “da dentro”, (Blob, ndr) ha auto-denunciato il falso-mediatico in funzione della riappropriazione del mezzo a favore delle persone che ne fruivano. I blog, oggi, sono semplicemente – e forzatamente- il seguito della stessa storia…” si legge nella rivista e nell’articolo che vi invito a leggere.
Blob dunque è vecchissimo come dice Ghezzi o giovanissimo considerata la sua influenza sui nuovi mezzi di comunicazione? Blob nella realtà è uno scherzo infinito , un infinite jest per dirla alla maniera di David Foster Wallace, un programma che in realtà potrebbe non finire mai o almeno durare finchè ci saranno immagini e parole da smontare e rimontare, citazioni di citazioni che collegano fatti a persone. Non è un caso che molti su Internet fanno il proprio personalissimo Blob come se fosse avvenuta una speciale staffetta tra gli autori iniziali e quelli che oggi usano il sistema Blob per vedere la tv, il cinema o navigare nel web. Blob, infatti, è popolare nel senso che intendeva Andy Warhol “Pop-art is linking thinghs” e in questo Blob non ha perso lo smalto.
La puntata speciale “Don’t panic” sta lì a dimostrarlo: cosa lega alcune pubblicità agli eventi più disastrosi della Storia come il crollo delle Torri Gemelle? Che link c’è tra un film di Lynch e le dichiarazioni di Cossiga? E che collegamento si può trovare tra l’Isola dei famosi e un Bin Laden che tra le montagne dice di non voler essere eliminato? E tra un fuorionda di Emilio Fede e una sua dichiarazione in diretta cosa si può trovare di simile? Tutto o niente. L’importante è non avere paura, non farsi prendere dal panico al contrario di come fanno gli spettatori del cinema davanti al blob de Il fluido che uccide. In fin dei conti finchè ci sarà un Blob la televisione sarà sempre purificata, non abbiamo nulla da temere. E’ proprio vero quello che ha scritto Walter Siti in Troppi Paradisi che “il vantaggio della televisione è che, non presentandosi come un’opera ma come un mezzo, se ne può sempre estrapolare un particolare anche minimo e fare perno su quello, separandolo dal resto”
Della serie finchè c’è un blob c’è speranza.
Per concludere ecco alcune definizioni e stralci di critiche televisive riferite a Blob:
“Blob è l’ordine reale del gigantesco disordine delle immagini quotidiane. Sintesi e ragione delle cose, Blob è prossimo a divenire filosofia della televisione” Walter Veltroni
“Blob ha una funzione demistificatoria fondamentale per la civiltà delle immagini. E’ un parametro e un giustiziere” Enrico Vaime
“Stavo guardando Blob, mi divertivo moltissimo, e ho visto comparire me stesso. Immagini ritagliate da programmi televisivi già andati in onda, immagini di scarto, frammenti di registrazioni non utilizzate. Di colpo non mi sono divertito più. Ho cominciato a sentire sapore di cattivo gusto, un senso di fastidio come quando trovi le tue carte in disordine sul tavolo o ti hanno aperto un cassetto” Furio Colombo