Home Notizie Blob 2016 a tutti

Blob 2016 a tutti

L’augurio di saper costruire senso, politico, umano, morale, lontani dalla retorica. Stacco su nero, risate fuori campo.

pubblicato 1 Gennaio 2016 aggiornato 2 Settembre 2020 06:34

Ieri sera, dopo Masterchef, botti, spumantini, Matera quant’è bella, come diavolo si è vestita Anna Tatangelo, gallery di casi umani su Rai1 e Canale5, un vaffanculo di Masini introdotto da terribili scelte autoriali – facciamo un proposito per il 2016? Basta elenchi. Non è difficile, dai – ma comunque con un testo da (ri)valutare per chi non l’avesse mai ascoltato bene («mi diceva quella gente / che s’intende di canzoni / hai la faccia da perdente / mi dispiace non funzioni». I discografici se la legarono al dito. Strano, eh, in Italia non succede mai), ho scanalato e poi sono approdato su Rai3, trovando quel che sapevo avrei trovato.

Blob.

Sono stato grato di averlo cercato. La meraviglia di Blob non sono certo io a scoprirla. Né quel linguaggio denso, di giustapposizione, talmente geniale da non irritare chi eventualmente si vede utilizzate le proprie immagini, perché quello di Blob non è mai furto ma (ri)creazione artistica.

Ho rivissuto il 2015, tutto, il Charlie, Marino, Mafia capitale, personaggi televisivi da dimenticare, politici che dimenticherei volentieri, i migranti, i morti, le foto che dovevano cambiare il mondo e poi non l’hanno cambiato affatto, anzi, Parigi, la retorica renziana, la retorica grillesca, la retorica sinistrorsa, la retorica destrorsa. Mi sono sentito un po’ più solo e un po’ più rinfrancato, allo stesso tempo, nella mia solitudine, perché qualcuno con l’accesso all’infinita produzione di video televisivi aveva utilizzato uno specifico cinematografico, il montaggio, per creare quel senso che non c’è, per generare un filo conduttore, una guida, sarcastica, ironica, amara.

Ho riso. Spesso, tanto.

Mi sono chiesto quanto sia cambiato Blob, quanto sia cambiato io – dai tempi in cui non lo capivo, all’inizio di cinico tv, credo, ai tempi in cui ho cominciato a “venerarlo”, fino a oggi, in cui non riconosco guru ma adoro il talento altrui, il guizzo, il genio sregolato –, quanto siamo cambiati tutti.

Non ho una risposta.

Con uno stacco di montaggio alla Blob, salto a Mattarella che dice che si può chiedere ai cittadini di limitare l’uso dell’auto privata ma i mezzi pubblici devono funzionare. Stacco su Gazebo, premio G.A.C. (per gentile suggerimento di Lucia Resta, giornalista di Blogo. Io Blob me lo immagino così, come un gigantesco atto corale di fabbricazione di significati).

Stacco su banalità infiocchettate, che so, un coro di canzoni natalizie.

Stacco su Renzi che rifila il titolo di fine anno eludendo la questione del giornalismo. Stacco su quelli che tifano, urlano, strepitano sui social, si indignano, non si rendono conto che non è una questione di categorie ma è una questione di rendite di posizione da difendere dall’alto: Renzi è sempre e comunque contro i lavoratori dei ceti medio bassi, ma ne intercetta le indignazioni più basiche, con la sua comunicazione in 140 caratteri.

Staco su un Tweet. Su un video virale. Su un click. Su un nero. Su un minuto di silenzio, non per inutile cordoglio ma per pudore, perché a volte non c’è niente da dire.

Prendetelo così, questo editoriale del primo gennaio 2016: un montaggio asincrono di considerazioni e pensieri – per sviscerarli tutti avrei bisogno di un pezzo per ciascuno, ma che noia sarebbe, giusto? – per arrivare all’augurio finale, ché piaccia o meno il Capodanno resta un rito di passaggio e di riti abbiamo bisogno per tirare avanti, esattamente per lo stesso motivo per cui misuriamo il passare del tempo e i cambi di stagione.

Blob 2016 a tutti. Sappiate costruire senso come lo costruisce Blob. Pensare con nuove categorie di pensiero, proiettarvi nel cambiamento reale, non quello a parole di chi fa propaganda e marchette, non quello di chi mente per convenienza propria, non quello di chi usa le parole per svuotarle di significato né le astuzie meschine di chi mente coi numeri.

Ritroviate nuova verità, in chi frequentate, nelle persone che amate, con cui lavorate, con cui avete a che fare. In voi stessi. Sappiate generare gli anticorpi contro lo stato d’emergenza universale e contro le balle. Non so nemmeno io come si faccia.

Questo è il mio augurio, per tutta la redazione di Blogo e per tutti coloro che leggeranno fin qui.

Stacco su nero, risate fuori campo.