Blindspot, su Italia 1 il poliziesco che fa degli enigmi la sua forza (e pericolo)
Su Italia 1 Blindspot, serie tv con al centro una donna senza memoria ed interamente ricoperta di tatuaggi, che inizia a collaborare con l’Fbi su alcuni casi che riguardano proprio i suoi tatuaggi
Se c’è un mistero accanto ad un poliziesco, meglio ancora: il pubblico sarà più propenso a seguire la serie sia per i casi affrontati, ma anche per capire cosa ci sia dietro la trama principale. Con questo principio, che ormai è sempre più presente negli show americani, ha debuttato Blindspot, in onda da questa sera alle 21:10 su Italia 1. Un telefilm che ha fatto dell’azione e del mistery i propri punti focali, diventando una delle nuove serie tv più viste della stagione in corso.
Lo show inizia quando, in Times Square a New York, viene abbandonato un borsone. La polizia fa evacuare la piazza, sospettando un possibile attacco terroristico. Quando, però, dalla borsa esce una giovane donna tutta nuda, senza memoria e con il corpo interamente ricoperto di tatuaggi, le forze dell’ordine restano senza parole.
Deve così intervenire l’Fbi, nella figura dell’Agente Speciale Kurt Weller (Sullivan Stapleton): viene chiamato proprio lui perchè la donna, soprannominata Jane Doe (Jaimie Alexander), ha tatuato sulla schiena il suo nome. L’uomo, però, non sembra sapere chi sia, anche se il Dna rivelerà che si tratti di Taylor Shaw, ragazza scomparsa anni prima ed amica d’infanzia di Kurt.
Il mistero diventa sempre più complesso quando si scopre che ogni tatuaggio di Jane rappresenta un caso su cui l’Fbi ha lavorato o deve lavorare, e che portano sempre più vicini alla soluzione del caso di Jane. Per questo, Kurt forma un squadra, formata dall’Agente Speciale Edgar Reade (Rob Brown), che non approva il coinvolgimento di Jane nelle indagini; dall’Agente Speciale Tasha Zapata (Audrey Esparza), che nasconde ai suoi colleghi una dipendenza dal gioco d’azzardo e dall’Agente Speciale Patterson (Ashley Johnson), a capo dell’Unità Forense dell’Fbi, cervello a cui è affidata la risoluzione degli enigmi contenuti nei tatuaggi. A guidare il team, il Vicedirettore Bethany Mayfair (Marianne Jean-Baptiste), anche lei cauta nel fidarsi di Jane.
La protagonista, infatti, inizia tramite l’assistenza dello psichiatra Robert Borden (Ukweli Roach) ad avere dei ricordi di chi sia, anche grazie attraverso delle abilità che non sapeva di avere -come la conoscenza di alcune lingue o la capacità di guidare un elicottero- e che si rivelano utili durante le indagini della squadra.
Ovviamente, chi sia davvero Jane e come mai sia stata mandata all’Fbi resta un mistero per buona parte della stagione: gli autori, una volta che si sono resi conto del successo della serie, hanno iniziato ad allungare la trama, rendendo più intricato il puzzle e meno facile la sua risoluzione.
Il bello di Blindspot sta proprio in questo: trattare i casi polizieschi come se fossero degli enigmi veri e propri, tant’è che tra i collaboratori alla serie c’è anche un esperto di puzzle del “New York Times”. Non solo: il titolo inglese di ogni episodio è un anagramma che, nella seconda parte della stagione, rivela degli indizi al pubblico sulla protagonista (nella versione italiana, i titoli sono la soluzione di quegli anagrammi).
Ma Blidspot, che tra i produttori vanta Greg Berlanti, una volta ogni tanto fuori dal mondo dei supereroi della Dc Comics, inciampa sulla lunga durata: se la prima parte di stagione, nonostante lo schema richiami fin troppo un altro successo della Nbc, ovvero The Blacklist (anche lì c’è un mistero che lega i due protagonisti e che si collega ai casi affrontati dalla squadra), riesce ad incuriosire il pubblico per la sua formula a quiz, nella seconda parte i ritmi calano, le storyline diventano più standard ed il mistero di Jane più complesso. Certo, si tratta di una tecnica che serve ad avere materiale per altri episodi, ma così facendo si riduce l’idea di base ad un pretesto per un altro poliziesco.
Non possiamo criticare del tutto negativamente Blindspot. Ma nascondere a lungo la risoluzione di un segreto potrebbe diventare pericoloso, e ridurre la buona riuscita dell’idea di base: la speranza è che gli autori tengano a mente che gli enigmi, siano essi cruciverba o tatuaggi, vanno risolti.