Home Netflix Black Mirror 6, ossessione e follia dell’uomo (e meno schermi neri a cui dare la colpa): la recensione

Black Mirror 6, ossessione e follia dell’uomo (e meno schermi neri a cui dare la colpa): la recensione

I nuovi episodi sono sempre più lontani (eccetto il primo) dall’idea originale di Charlie Brooker che, consapevole di non riuscire più a inquietarci in un mondo inquietante, prende altre strade

15 Giugno 2023 09:02

Per parlare di Black Mirror 6, bisogna dimenticarsi di Black Mirror. O, almeno, delle prime quattro stagioni. La strada intrapresa dalla serie antologica di Netflix già dalla quinta stagione è quella di una raccolta di storie sempre più orientate a raccontare l’ossessione umana e la sua follia, che trova benzina in quegli schermi neri che danno il titolo a tutta la serie.

La sesta stagione, la prima dopo la pandemia, non può raggiungere il livello di inquietudine e disturbo che generavano le prime. Black Mirror ci ha conquistato perché superava i limiti, immaginava mondi che mai avremmo potuto pensare diventassero reali, disegnava una realtà che serviva da monito per i nostri rapporti con le nuove tecnologie. Ma oggi?

Oggi, in un mondo stravolto da un’emergenza sanitaria senza precedenti, in cui politica e scandali vanno a braccetto e soprattutto in cui internet e intelligenza artificiale lavorano sulle nostre vite come mai prima d’ora, Black Mirror non è più la prima delle fonti per i nostri peggiori incubi.

Cosa deve essere, allora? Charlie Brooker ha virato verso un compendio di emozioni umane, tutte guidate, appunto, da ossessione e follia. Perché lo schermo nero di televisori, smartphone e tablet può perdere la sua efficacia, la cinica crudeltà di alcuni comportamenti umani no, quelli restano anche dopo sei stagioni.

Black Mirror 6, la recensione

Joan è terribile

Black Mirror 6
© Nick Wall/Netflix © 2023

Dei cinque nuovi episodi, è il più classico, quello che meglio si inserisce nel canone di Black Mirror. Un episodio “meta”, in cui Netflix sta al gioco e ironizza su se stesso consentendo a Brooker di utilizzare grafiche e suoni della propria interfaccia, creando una nuova piattaforma, Streamberry, su cui un supercomputer carica una serie tv ispirata alla vita di una dei suoi abbonati. È anche l’episodio più ironico, in cui dialoghi e interpretazioni (Annie Murphy e Salma Hayek su tutte) riescono a stare sull’equilibrio tra il grottesco e la parodia di sé stessi. Unica pecca: il finale un po’ troppo affrettato.

Loch Henry

© Netflix

La pressa è quella del thriller/horror, con tanto di colpo di scena finale che aggiunge qualche brivido. Ma siamo nel mondo di Black Mirror: ecco che, quindi, la storia della realizzazione di un documentario in stile true crime diventa uno sguardo inedito verso questo stesso genere. È come se Brooker ci volesse ricordare che dietro tutte queste storie di omicidi e serial killer che vediamo ci sono sì delle vittime, ma anche delle famiglie che sono loro sopravvissute. Ma spesso, affamati di esclusive e documenti inediti, ce ne dimentichiamo.

Beyond the sea

La coppia Aaron Paul/Josh Hartnett funzione in questo racconto ambientato in un 1969 alternativo, in cui due astronauti possono imbarcarsi in una missione di sei anni nello spazio mantenendo i contatti con le famiglie grazie a degli avatar in cui “scaricarsi” all’occorrenza. Ma a prescindere dalla trama, al centro dell’episodio c’è la pietas umana da una parte e, dall’altra, l’egoismo che può scaturire anche da una buona azione. Perché Black Mirror non ha mai una grande considerazione degli umani.

Mazey Day

Black Mirror 6 foto
© Netflix

Il più debole dei cinque episodi. Ambientato nel 2006, vuole essere un’allegoria del diritto alla libertà ed ad essere aiutato di ciascuna persona e dell’opportunismo che scatta quando ci si trova di fronte ad una vantaggiosa proposta economica. E la categoria dei paparazzi non ne esce affatto bene. Ma in generale è tutto l’episodio a lasciare un po’ indifferenti, con una storia che ha sì il suo plot-twist, ma giunto fuori tempo massimo rispetto ad altre serie tv che hanno proposto qualcosa di simile.

Demone 79

Un episodio che non è Black Mirror, tant’è che fin dall’inizio viene presentato come opera di “Red Mirror”. Potrebbe essere un pilota di uno spin-off della serie, almeno questa è l’idea che ci facciamo di questa storia in cui l’istinto umano non viene più solleticato da nuovi e moderni dispositivi, ma da qualcosa che trova origine molto lontano. Anjana Vasan e Paapa Essiedu, i due protagonisti, tengono incollati allo schermo.

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