Bianca Atzei piange, Crystel Carrisi si commuove: è il Sanremo delle Lacrime (e dei piani d’ascolto)
E’ il Sanremo delle lacrime sopra e sotto il palco dell’Ariston.
Si piange a Sanremo. Bianca Atzei si fa sopraffare dall’emozione cantando la sua Ora esisti solo tu, calcando su un verso che per lei in questa edizione del Festival ha un sapore particolare:
“Sarò stupida e testarda, illusa, fragile ma onesta
E dico senza vergognarmi, che questa volta è quella giusta”.
Un riferimento a quella che per molti è l’ultima ‘chance’ per la cantante di sfondare definitivamente sulla scena musicale italiana, l’unica data da chi da tempo la sostiene nell’inseguire il suo desiderio.
A metterci il carico retorico, però, ci pensa la regia di Maurizio Pagnussat, staccando sul piano d’ascolto di Max Biaggi, il compagno della Atzei, che la guarda intenerito dalla platea. A televoto aperto.
A dire il vero il pianto/piano d’ascolto privato non è stato un’esclusiva della Atzei. Lacrime, più composte, più private, son scese anche a Crystel Carrisi, che seguiva dalla platea l’esibizione di papà Albano, in gara dopo due infarti con Di Rose e Di Spine. In questo caso la regia è andata proprio a staccare sugli occhi (giustamente) lucidi della Carrisi, mentre appariva il numero per televotare la Voce di Cellino San Marco.
Onestamente non ne faccio una questione secca di ‘correttezza’ (il televoto viene comunque mitigato da altre due giurie), quanto di ‘opportunità’ da parte della regia, per almeno due ordini di motivi:
- si insegue l’emozione del racconto pescando la lacrima o ‘il parente di’: un mezzo gossipparo per scaldare quello che dovrebbe essere il Festival della ‘Canzone’ e che dovrebbe avere nell’esecuzione, nel ritmo e nel testo uno dei suoi punti di forza anche nel racconto tv;
- il campo d’ascolto ‘familiare’ a gara aperta lascia un sapore strano: qui non siamo a Tale e Quale e Show.
Diverso lo sguardo nel backstage, che dà al pubblico tv un pizzico del solitamente segreto dietro le quinte: anche lì c’è l’emozione, ma è l’emozione che tutti provano prima e dopo l’esibizione, indipendentemente da chi pianga con loro, sorrida con loro, porga loro bottiglie d’acqua e fiori.
Una regia che non trova una via narrativa, che pensa che luci e tecnologia facciano la regia, che pensa che lo stacco sia sinonimo di ritmo, che appiattisce e non trasferisce, che riesce a rendere più piccolo un teatro che in tv dà sempre la sensazione di essere immenso. Ma della regia ne riparleremo. Adesso pronti a vedere se le lacrime della Aztei avranno convinto il pubblico a portare la canzone in finale, dopo la prima eliminazione e il ripescaggio degli scorsi giorni.