Beppe Grillo contro Michele Santoro: “Basta Annozero”. E se avesse ragione?
Beppe Grillo, tramite messaggio registrato, si è rivolto a Michele Santoro in maniera piuttosto dura: «Ho letto un libro che mi ha fatto aprire gli occhi. Si intitola I volenterosi carnefici di Hitler. Quelli che hai tu in studio, i politici, sono i volenterosi carnefici della democrazia, per questa gente qui è finita, tu Santoro
Beppe Grillo, tramite messaggio registrato, si è rivolto a Michele Santoro in maniera piuttosto dura:
«Ho letto un libro che mi ha fatto aprire gli occhi. Si intitola I volenterosi carnefici di Hitler. Quelli che hai tu in studio, i politici, sono i volenterosi carnefici della democrazia, per questa gente qui è finita, tu Santoro tieni in vita queste persone, non sei un media ma un medium, fai parlare la gente alle tue spalle invece di far parlare i politici in studio.»
Michele Santoro ha risposto con una battuta:
Basta con Annozero? Lo pensa anche Berlusconi.
Poi però ha provato ad argomentare:
Se noi vogliamo davvero un cambiamento in senso ecologico della realtà che ci circonda dobbiamo imparare ad amare tutte le piante che ci circondano, e se vogliamo una rivoluzione dei sentimenti dobbiamo imparare a rispettare tutti i sentimenti delle persone che ci circondano. E ancora una obiezione: se in questo Paese tende a prevalere la legge più forte non sarà perché noi manchiamo di attenzione nei confronti delle ragioni degli altri? […] Noi qui non ci possiamo esprimere come Grillo vuole che ci esprimiamo, per il semplice motivo che intorno a noi sono state costruite una serie di regole che funzionano un po’ come delle sbarre».
Ora, sia chiaro. Personalmente, non amo i toni “populisti”, qualunque sia la loro provenienza. Tuttavia, le parole di Grillo offrono quantomeno spunti interessanti, sebbene non mi ritenga in alcun modo un fan del comico (né del comico-politico).
Che vanno al di là delle repliche di Maurizio Lupi (PdL):
«Non mi piace essere insultato da una persona che non accetta mai un contraddittorio. Non viene mai qua a confrontarsi con le sue idee, giuste o sbagliate che siano».
Perché è proprio quel meccanismo lì, del contraddittorio che nasconde un dibattito fra sordi, propensi troppo spesso a parlarsi addosso, a superare l’avversario se non dialetticamente addirittura con toni della voce sempre più alti, fino alle grida, agli insulti. Il risultato? Non si veicolano quasi mai idee. Non si approfondiscono mai veramente i grandi temi, in maniera sensata, argomentata, scientifica.
Si trasforma tutto in dibattito, in ideologia, in tifo da stadio, si sviliscono i contenuti a scapito di una forma e di un presunto rigore nel rispetto delle regole, che si presumono rispettate solo perché gli ospiti in studio appartengono a fazioni diverse. A squadre diverse.
Quella di Grillo è, ovviamente, una provocazione.
Quante volte capita, ad Annozero, di respirare una ventata d’aria fresca, quando parlano le “persone alle spalle” di Santoro, alle quali sono concessi pochi secondi per esprimere il loro pensiero?
Quante volte capita di avere la sensazione che il dibattito nell’arena del talk show sia distante dal paese reale, dalla vita vera, dalle persone e dai loro problemi, dai grandi temi? Quante volte ci tocca assistere a penose discussioni che non portano a nulla, che non arricchiscono mai, che – al limite – sviliscono il dibattito? Quante volte si sentono discorsi vuoti, svuotati di ogni significato, che poi vengono replicati nei bar, nelle strade, nelle piazze, come mantra, senza che si costruisca un minimo di pensiero critico? Anzi, veicolando un pericolosissimo pensiero unico?
Ecco dove può aver ragione Grillo: Annozero non va di certo chiuso, ci mancherebbe: chiudere Annozero significherebbe fare un piacere a chi vuole che la tv, che la nostra stessa esistenza sia un po’ meno libera.
Ma Santoro, forse, potrebbe riguardarsi certe sue trasmissioni di anni fa: si renderebbe forse conto che il confronto è impietoso. Tornare a fare informazione. Tornare a far parlare la gente. Mettere all’angolo i politici che strepitano. Ospitare, se mai, quelli che si confrontano, che propongono idee e questioni di interesse generale, che mostrano un minimo di interesse per il Paese. Se ne troveranno bene, andando a scavare. E forse si costruirebbe di nuovo un modo sensato di approfondire e fare informazione.
Certo, c’è un fatto: l’Italia è in una situazione molto difficile, drammatica, paradossale.
Ecco perché, a giudizio del sottoscritto, il giornalismo televisivo non dovrebbe adeguarsi, ma dovrebbe reagire costruendosi e costruendo anticorpi nei confronti di questa situazione e modificarsi in maniera positiva e virtuosa. Invece, purtroppo, sembra che il giornalismo televisivo – e non solo – sia anch’esso vittima del dramma e del paradosso.