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Benigni, Papa Francesco lo cita nel Te Deum: a quando uno show in Vaticano?

Papa Francesco cita Roberto Benigni nell’omelia della Santa Messa del 31 dicembre 2014: e dire che fino a qualche anno fa al nome di Benigni scattavano gli esorcismi.

pubblicato 2 Gennaio 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 20:15

Papa Francesco ‘evoca’ Roberto Benigni nel Te Deum che ha chiuso l’anno liturgico del 2014. Nell’omelia che ha accompagnato la celebrazione dei Vespri e il commento del Vangelo di Giovanni, il Santo Padre ha incentrato la sua riflessione sulla necessità di un esame di coscienza e del rendere grazie a Dio. Tutto ruota intorno al peccato che ci rende schiavi e che ci allontana dalla condizione di figli di Dio, mentre la debolezza dell’essere umano finisce per renderci più disposti alla schiavitù, per paura della libertà.

“Diceva qualche giorno fa un grande artista italiano che per il Signore fu più facile togliere gli israeliti dall’Egitto che togliere l’Egitto dal cuore degli israeliti. Erano stati, sì, liberati ‘materialmente’ dalla schiavitù, ma durante la marcia nel deserto con le varie difficoltà e con la fame cominciarono allora a provare nostalgia per l’Egitto e ricordavano quando “mangiavano … cipolle e aglio” (cfr Nm 11,5); ma si dimenticavano però che ne mangiavano al tavolo della schiavitù”

continua Papa Francesco (nel video al minuto 8′ 40”). E quel “grande artista italiano” non può che essere Roberto Benigni, protagonista a metà dicembre di due serate all’insegna de I Dieci Comandamenti, in onda su Rai 1.

L’omaggio di Papa Francesco a Benigni, quella citazione ‘popolare’ a un programma tv, a un attore e non a un ‘teologo’, testimonia ancora una volta l’attenzione del Santo Padre verso la comunicazione (a fedeli e non) e conferma indirettamente le ‘voci’ circolate all’indomani della messa in onda de I Dieci Comandamenti di una telefonata di complimenti fatta da Papa Bergoglio a Benigni.

Dal ‘Woytilaccio’ (in fondo affettuoso, diciamocelo, ma troppo confidenziale per i tempi) a Sanremo 1980, al Pap’Occhio dello stesso anno, da Tu mi turbi alla condanna in primo grado per bestemmia e turpiloquio (annullata in appello) rimediata a una Festa dell’Unità nel 1983, sembra essere passata un’eternità. Ma in fondo Benigni ha trascorso parte della sua giovinezza in seminario, ha scelto di sposarsi in un convento di clausura, ha condannato atteggiamenti equivoci e bigotti della Chiesa in tempi in cui era impossibile nominare il nome della Chiesa (non di Dio) invano, in piena era democristiana. E’ cambiato lui, come è giusto che sia a mio avviso, ma soprattutto son cambiati i tempi. Ed è cambiato anche il Papato, almeno nelle forme di comunicazione.

Adesso mi aspetto solo di vedere uno show di Benigni in diretta non più da Piazza Santa Croce ma da Piazza San Pietro con Papa Francesco in prima fila e il clero ad applaudire. Magari si può passare al Vangelo. E chissà che non ci sia già qualcosa in cantiere.