Le interviste e la (triste) moda delle anticipazioni
Belve batte tutti per distacco. Ormai conta il chiacchiericcio della vigilia, da sviluppare e diffondere sui social
E’ la moda di questi tempi: anticipare. Anticipare tanto, anticipare troppo. Sembra che la tv non ne sappia più fare a meno, a scapito di quell’effetto sorpresa tanto caro agli spettatori.
Non si attende mai il programma in questione, per gustarselo in tempo reale. Si deve giungere all’appuntamento già informati, già saturi. Perché ormai conta il chiacchiericcio della vigilia, da sviluppare e diffondere sui social. E così l’attenzione si sposta altrove; non più sul piccolo schermo, dove il ‘passaggio’ rappresenta ormai una formalità.
‘Serve a generare l’attesa’, dirà qualcuno. Andrebbe tuttavia compreso quale curiosità ci possa essere nel riascoltare esternazioni diffuse ampiamente a destra e a manca.
Belve, in questo senso, batte tutti per distacco. Raramente le dichiarazioni rilasciate in puntata ottengono nuovi titoli, in quanto ‘sparati’ in larga parte nei giorni antecedenti la messa in onda. Si arriva quindi al martedì sera che Fedez ha già parlato di Chiara Ferragni, che Alessandro Borghi si è espresso sulla sua fissazione per il sesso, che Carla Bruni ha raccontato di avercela con la sorella Valeria, che Mara Maionchi ha lamentato la scarsa riconoscenza di Tiziano Ferro.
A rappresentare l’eccezione è stato il cosiddetto ‘sugo-gate’. Lì si è giocato sul mistero, annunciando che ci sarebbe stata la confessione da parte di Antonella Clerici dell’identità del cantante che rifiutò l’invito al suo Sanremo, senza però bruciare il nome di Ligabue. E risultati, oltre al clamore provocato, si sono visti.
La stessa pratica interessa pure i talk, quando politici di rilievo – dal premier in giù – accettano di farsi intervistare. In genere, per impegni e altri impedimenti dell’ospite in questione, i faccia a faccia si registrano anzitempo, col risultato che prima che la trasmissione vada in onda le agenzie e i siti d’informazione hanno pubblicato i virgolettati più rilevanti. Anche qui la spiegazione è dietro l’angolo: ‘Così facendo consentiamo ai giornali di uscire in tempo in edicola il giorno dopo’. A tal proposito basterebbe istituire un embargo, che consenta ai cartacei di stare sul pezzo e all’utente di non assistere ad un botta e risposta di cui si sa praticamente tutto.
Un po’ come guardare una partita e conoscere in anticipo il risultato, o andare al cinema sapendo nei minimi dettagli l’epilogo del film. Concetti improponibili, che purtroppo diventano prassi in televisione. Senza che nessuno ancora ci abbia spiegato il motivo.