BellaMa’, Diaco non molla la battaglia sul linguaggio in tv: “Stiamo tentando di costruire un programma dal sapore antico”
Diaco è tornato sull’episodio divenuto virale andato in scena a BellaMa’ una settimana fa e non molla la battaglia sul linguaggio.
Eh no, Pierluigi Diaco ha deciso di non mollare la battaglia circa il linguaggio in tv. Dopo la sgridata arrivata la scorsa settimana alla concorrente Raffaella, sgridata diventata virale solo nei giorni scorsi grazie alla condivisione dell’accaduto da parte della pagina Il Grande Flagello, Diaco, sia ieri che oggi, è intervenuto al riguardo all’interno di BellaMa’.
Se nella puntata di ieri ha affidato a queste sue parole il commento della vicenda (“Io credo che nell’Italia di oggi l’idea di fare tv all’antica con un vocabolario pulito sia utile”), oggi ha deciso di far aprire la puntata di BellaMa’ proprio a Raffaella Ruzzini, la protagonista del rimprovero di otto giorni fa.
“Buon pomeriggio, vi presento la nuova puntata di BellaMa’ “ – ha esordito la concorrente – “Coma mai sono qui io ora, in questo momento? Perché c’è stata un’attenzione mediatica in questi giorni su di me, sul programma, su un po’ tutti noi che mi ha meravigliato e anche un pochino divertita. Però sinceramente voglio dire che effettivamente mi è uscita una frase un po’ pesante nei confronti di questi ragazzi e me ne dispiace. Però l’atmosfera è talmente bella e talmente rilassata che io sono felice di stare qui” ha spiegato.
Dietro le parole della concorrente Raffaella – dire poco spontanee è un eufemismo – sono arrivate quelle del padrone di casa, che ha rivendicato la scelta di sgridare pubblicamente la concorrente, chiedendole immediatamente le scuse per il “che palle” pronunciato rivolgendosi ai compagni della squadra opposta, i ragazzi della Generazione Z.
“Io penso questo: che la parolacce siano lente e che il vocabolario della lingua italiana e la civiltà sia rock, stando ad una metafora di Celentano. Quindi, se un ospite facendo un numero televisivo – Zanicchi, Parietti ieri – si lascia andare, chi sono io per fermare un numero televisivo? Siccome noi siamo una famiglia e piano piano stiamo tentando di costruire un programma che ha un sapore antico, è bene che anche il vocabolario sia antico” ha spiegato Diaco, ammettendo di fatto, in risposta a quanto fatto osservare da Selvaggia Lucarelli, di concedere un trattamento diverso agli ospiti del programma perché questi portano “un numero televisivo” (sic).
La battaglia quindi sul linguaggio, che deve dotarsi di un “vocabolario antico”, continua.