Beldì Vs Ventura: da ‘Quelli che’ alla guerra a mezzo stampa. E’ il momento di cambiare (nome)?
Vi aggiornavamo ieri sull’affaire Beldì fuori da Quelli che il calcio, alla luce di alcune dichiarazioni del regista sul suo divorzio non consensuale dal programma. La piccola rivalsa scoppiata tra lo storico padrino della trasmissione calcistica di RaiDue e la “neo-conduttrice” dipende dalla volontà di quest’ultima di personalizzare sempre più il contenitore domenicale, scrostandolo da
Vi aggiornavamo ieri sull’affaire Beldì fuori da Quelli che il calcio, alla luce di alcune dichiarazioni del regista sul suo divorzio non consensuale dal programma. La piccola rivalsa scoppiata tra lo storico padrino della trasmissione calcistica di RaiDue e la “neo-conduttrice” dipende dalla volontà di quest’ultima di personalizzare sempre più il contenitore domenicale, scrostandolo da quella tradizione ancora radicata nella regia. SuperSimo, infatti, dichiara quest’oggi a Repubblica:
“Sto lavorando strenuamente al più grande restyling fatto in otto anni di programma. Rinnovamento fortemente voluto dall’azienda e da noi tutti pienamente condiviso”.
Lo stesso Antonio Marano, ex direttore di RaiDue, ha detto a tal proposito di non avere
“nulla da eccepire sul lavoro di Beldì, ma era giunto il momento di cambiare ritmo e scrittura del programma. Con Laudisio avrà un nuovo taglio, nuova vitalità”.
Paolo Beldì, che non l’ha presa bene pur avendo ricevuto valide alternative professionali, ha lanciato una provocazione in piena regola sempre a Repubblica:
“Vorrei ricordare che il titolo è e rimane Quelli che il calcio e non Quelli che L’Isola. Anche perché l’azienda paga i diritti al calcio per il programma. Sono sorpreso. La Ventura, autonomamente proclamatasi capo progetto, dice che è una scelta aziendale. Ma io credevo che la mia regia a Quelli che il calcio scadesse l’anno prossimo con i diritti del campionato”.
Il punto è proprio questo. La bionda conduttrice promette ogni anno un Quelli che il calcio tutto nuovo, come vogliono le regole di una buona comunicazione ma anche quelle insite “nel suo personaggio”. Peccato che la solfa sia sempre la stessa: una vetrina autocelebrativa in cui far campare di rendita la Ventura.
La vera svolta, se così la si può chiamare, la si ebbe dalla stagione 2005-2006 a quella 2007–2008, annate in cui si è dovuto aggirare il passaggio dei diritti della Serie A a Mediaset. In quegli anni la trasmissione ha deviato, ancor più di quanto già non avesse fatto, su un intrattenimento domenicale giovane e ironico, denso di riferimenti metatelevisivi e parodie sulla tv stessa.
In particolare, nell’ultima edizione orfana dei “collegamenti con gli stadi”, un team autoriale tutto nuovo – impreziosito dalla creatività di Max Novaresi – ebbe delle belle idee, prima fra tutte il Chi l’ha visto vip? di Lucia Ocone-Federica Sciarelli.
L’anno scorso, con il ritorno dei diritti alla Rai, Quelli che il calcio si è fatto prendere da una botta nostalgica che ha penalizzato soprattutto l’appeal di Aspettando, troppo calcistico “nella vecchia maniera” per attirare il pubblico della generalista notoriamente indifferente al calcio. Per questo Simona Ventura ha tutto il diritto di operare un taglio netto e trasformare un brand storico in una sua creatura a tutti gli effetti. Ma, a questo punto, perché non osare fino in fondo e avere il coraggio di cambiarne il titolo?
Se Quelli che il calcio non ha più senso, a tal punto da congedare un fuoriclasse passatista come Beldì, tanto vale accogliere la provocazione di quest’ultimo: non sfruttare il calcio come alibi e creare un Quelli che la domenica o, perché no, un Quelli che la Ventura.
Almeno in questo modo la conduttrice darebbe un senso a una stagione autunnale così misera per la sua carriera, al servizio di un programma che non ha più molto da dire al telespettatore ma serve solo come presidio a chi lo presenta.