Basta con il romanesco nelle fiction: la Lega chiede che in tv si parli anche il lùmbard
La Lega apre una protesta contro il romanesco nelle fiction, o meglio, la polemica l’ha aperta ieri l’ex guardiasigilli e attuale Viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli che durante l’inaugurazione del Polo cinematografico lombardo ha detto a proposito della cadenza romana usata nelle[…]
La Lega apre una protesta contro il romanesco nelle fiction, o meglio, la polemica l’ha aperta ieri l’ex guardiasigilli e attuale Viceministro alle Infrastrutture, Roberto Castelli che durante l’inaugurazione del Polo cinematografico lombardo ha detto a proposito della cadenza romana usata nelle produzioni tv:
È una cosa insopportabile, dà fastidio da un punto di vista culturale. Basta. Nelle ambientazioni a Roma si parli romanesco, in quelle napoletane si parli napoletano e in quelle a Milano si parli milanese. Che sia un bergamasco, un alto atesino, o un tedesco, gli attori parlano tutti comunque con accento romanesco.
Ne parlano, naturalmente, anche i colleghi di Cineblog. Insomma, secondo Caselli, in tv ci vuole il federalismo linguistico e tematico. Ma rispetto a certe fiction e a certi modi di recitare come non dare torto al buon Roberto Castelli? Eppure più che nelle fiction il “malcostume” del romanesco, che nulla ha a che fare con la lingua romana usata da poeti come Trilussa, riguarda più spesso le trasmissioni televisive che non le fiction. Chi non ricorda certe frasi strascicate di Mara Venier quando sovrapponeva il romanesco al veneto originario durante le sue edizioni di Domenica In? O la “cantilena” di Giampiero Galeazzi? Per non parlare del tormentone “volemose bene” che tiene banco da almeno 20 anni? Di contro c’è da dire che certi Maestri del cinema e della tv potevano nascere solo sotto l’egida romanesca: Alberto Sordi, Gigi Proietti, Carlo Verdone, solo per citarne alcuni…
Ma l’incidente del romanesco non dovrebbe riguardare il Polo cinematografico lombardo ricavato a Milano dall’ex Manifattura Tabacchi, che nasce come risposta a Cinecittà. E’ il sogno divenuto realtà di di Umberto Bossi, che così intende portare un po’ di produzioni nella città degli affari. Rispetto ai film che saranno prodotti dal Polo, Castelli lascia intendere, perciò, che il romanesco sarà usato solo se attinente alla sceneggiatura:
E’ chiaro che il linguaggio è parte essenziale dei personaggi e sentire Giovanni XXIII, che era bergamasco verace, parlare con accento romanesco è storicamente sbagliato. Qui si pongono le premesse per fare un’azione culturale migliore e, quindi, in un’ambientazione milanese si parli milanese.
[Via | Il Giornale, Inviato Speciale]