Barbarossa, polpettone con effetti speciali pagato anche da “Roma ladrona” e dalla Rai
Un disastro, il film-fiction voluto dalla Lega Nord e abbondantemente finanziato da soldi pubblici.
Si è consumata, in due prime serate, la tragica epopea del Barbarossa (nelle due puntate che in realtà dovevano esaltare Alberto da Giussano, ma questa è un’altra storia). Tragica non tanto per i suoi sviluppi storici o filmici quanto per l’imbarazzo cui è stato sottoposto il telespettatore.
Il film è costato 30 milioni di euro, con la coproduzione della Rai (Rai Cinema e Rai Fiction)e con il sostegno del Ministero dei Beni Culturali: nella delibera del 7 ottobre del 2008 si trova uno stanziamento di 1.600.000 euro. Cui dovrebbero aggiungersi almeno 4 milioni della Rai, secondo le stime. Insomma, quello che avrebbe dovuto essere il capolavoro epico della Lega Nord – Renzo Martinelli, regista del film, è uno degli “intellettuali” di riferimento del carroccio. C’è anche il cameo di Umberto Bossi – ha attinto abbondantemente ai soldi pubblici di “Roma ladrona” (un must sempreverde della Lega).
A fronte della spesa sostanziosa, il film incassò al botteghino 835.469 euro. Un vero e proprio disastro, che tuttavia, tre anni dopo, non è bastato a convincere i vertici Rai a soprassedere dalla messa in onda, penalizzata dai dati Auditel (come era facile prevedere, ma non è questo il punto) e non solo: ora sarà chiaro a tutti coloro che l’hanno visto che la critica tutta – da destra a sinistra – aveva ragione a stroncare il prodotto.
Un polpettone, farcito da effetti speciali (anche fatti bene, per carità. Ci mancherebbe, visto il budget e l’indiscutibile abilità “artigiana” di Martinelli), che spesso devia dalla realtà storica, che propone dialoghi risibili e una tensione drammaturgica da soap di terza categoria, senza mai emozionare, senza mai appassionare, già pronto per il passaggio in tv fin da quando uscì al cinema.
Un film in perdita da quando è nato. Alla faccia della Rai “virtuosa” e del finanziamento sostanzioso del Ministero. Ha trovato la sua degna conclusione in tv e ora, forse, potremo non sentirne più parlare.
«Bisognerebbe avere il coraggio di affrontare dei temi importanti come cerco di fare io»
aveva detto Martinelli a TelePadania, presentando il film a Pontida, al raduno della Lega Nord. Il vero coraggio, però, sta nel mandare in onda, senza vergogna alcuna, certa roba.
Quanto alla Rai, che dovrebbe fare un bel mea culpa, su Europa, Paolo Casella ricordava:
«Se la Rai ha trovato i denari per produrre questo tele-film (col sostegno del Mibac) e distribuirlo in sala, non ha speso una lira né per la produzione né per l’acquisto de Il divo, di ben altro rilievo civico e artistico, che tuttavia non verrà mai trasmesso sugli schermi della televisione di stato».