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Ballarò: un successo non esente da critiche

Giovanni Floris passeggia orgoglioso e gigione da un lato all’altro dello studio di “Ballarò” generando profondi mal di testa. Il talk politico di Raitre è ormai da otto anni in campo e il suo successo, anche in questa edizione, è piuttosto palese. I motivi di tale riscontro sono riconducibili certamente al suo scopo “alternativo” tra

di aleali
22 Ottobre 2008 09:53

ballarò

Giovanni Floris passeggia orgoglioso e gigione da un lato all’altro dello studio di “Ballarò” generando profondi mal di testa. Il talk politico di Raitre è ormai da otto anni in campo e il suo successo, anche in questa edizione, è piuttosto palese. I motivi di tale riscontro sono riconducibili certamente al suo scopo “alternativo” tra chi sgomita tra le fiction e show dai toni marcatamente disimpegnati.

L’ormai iconico Maurizio Crozza introduce il programma con un gustoso pezzo di satira in una cornice per lui perfetta, più di quanto possa accadere in onor del vero nella sua sede madre su La7 a “Crozza Italia“. E’ il solito ragionamento per il quale alcuni comici hanno lo straordinario pregio di essere perfetti, ma non da protagonisti.

Cosa caratterizza “Ballarò” rispetto a programmi oggi presenti con la stessa identità strutturale? Bhè, innanzitutto il grande numero di ospiti di levatura, con un ottimo e sapiente mix che incentiva un potente contraddittorio. Si presenta un linguaggio chiaro, i temi vengono sviscerati con un certo grado di profondità, si tenta anche se non è sempre possibile di far capire tutto allo spettatore rispettando i turni e dando i giusti tempi di intervento.

Con un atteggiamento di conduzione al di sopra delle parti, Floris ripete e chiarisce riassumendo gl interventi degli ospiti, ponendo domande e non lasciando grande spazio alle provocazioni auto prodotte: ci pensano i filmati di spunto sui temi e la vergognosa conflittualità umana (e non solo politica) degli ospiti a fare il resto. “Ballarò” è una di quelle poche trasmissioni italiane che è importante seguire per sentir parlare le parti politiche (e non solo) su temi caldi e molto popolari su livelli mai banali.

Se da questi litigi mediatici (a Uomini e Donne si litiga di cose molto meno serie, ma a volte i toni sono pressappoco quelli) si costruisse qualche punto fermo sul quale costruire qualcosa di concreto per il nostro Paese, sarebbe tutto ancora più utile. E di servizio.