Ballarò, il talk show di approfondimento politico di Rai 3 condotto da Massimo Giannini, è da tempo che propina un dibattito mellifluo. Il giornalista alla conduzione, pur ficcante con gli ospiti, tuttavia si è sempre dimostrato “rissofobico”: al minimo accenno di toni che si alzano fa abbassare l’audio in studio con l’effetto di uno zittire che spesso non giova al confronto politico, serrato per definizione.
Nella puntata di stasera, però, il dibattito si è surriscaldato e Giannini ha stranamente lasciato che il contraddittorio (urlato in questo caso) si infuocasse senza intervenire con l’ “estintore”.
Protagonisti dello scontro (QUI il video della lite) il Governatore della regione Sicilia Rosario Crocetta e il leader della Lega in ascesa (politica e televisiva) Matteo Salvini.
Tutto nasce da alcune considerazioni di Crocetta scettico sulle possibilità di Salvini di sfondare in Sicilia. Salvini gli ribatte:
Si preoccupi di tenere aperti gli ospedali che le bambine muoiono nelle ambulanze.
Il riferimento è al caso di cronaca della piccola Nicole, neonata morta in Sicilia in ambulanza mentre tre ospedali non avevano posti disponibili per il ricovero.
Crocetta reagisce duramente e si infervora:
Lei non degno di fare politica se specula sulla morte di una bambina. Si vergogni, specula sul dolore di una famiglia. Si vergogni, si vergogni, si vergogni, si vergogni. Io ho pianto per quella bambina, lei si vergogni a speculare sulla morte di una bambina!
Salvini, urlando a sua volta, continua a ripetere all’interlocutore:
Apro gli ospedali, sei Il Governatore della Regione, apri gli ospedali.
La lite poi si placa, ma quando si torna sul tema sanità e vola un “Sei incapace” da Crocetta all’indirizzo di Salvini, ecco che torna il solito Giannini che non riesce a gestire l’alterco e decide di abbassare l’audio per darsi ai temi economici. E Ballarò torna la solita camomilla: ogni settimana tre ore interminabili in cui sempre gli stessi ospiti parlano sempre degli stessi argomenti usando sempre le stesse parole. E lo share non premia.