Nuovo capitolo della guerra tra il Movimento 5 Stelle e la televisione italiana. Stavolta si tratta di una battaglia che si è consumata nell’arco di quasi 2 mesi. Ripercorriamo le tappe, fino ad arrivare all’odierno richiamo al “dovere deontologico’ rivolto dai grillini al programma condotto da Giovanni Floris.
A fine aprile gli onorevoli grillini Ruocco e Di Battista vengono intercettati nelle strade di Roma da Marzia Maglio, inviata di Ballarò. Ne vien fuori una conversazione sul tema degli stipendi ai parlamentari (peraltro al centro delle discussioni politiche ancora oggi), in cui i due deputati rinfacciano alla giornalista di aver fornito “informazioni false” nel servizio mandato in onda nel talk show di Rai3 il 19 marzo (ve lo proponiamo in apertura di post), nel quale si asseriva che “salvo altri risparmi, un parlamentare a 5 Stelle costa esattamente come un parlamentare comune”.
La discussione tra Di Battista, Ruocco e Maglio viene filmata e la clip (la trovate in fondo al post) dura circa 17 minuti; nemmeno uno spezzone di essa viene trasmessa in tv in prima serata. La spiegazione di tale scelta è scritta sulla pagina Facebook ufficiale di Ballarò:
Volentieri vi offriamo un link ad un video che secondo alcuni “non vedrete mai a Ballarò”. In effetti non lo vedrete perché dura 16 minuti e non abbiamo la possibilità di mandarlo in onda. Se lo tagliassimo perderebbe infatti di senso, perché ci sembrano importanti tanto le parole quanto il contesto. Ci auguriamo quindi che possiate vederlo qui. La nostra inviata Marzia Maglio chiede chiarimenti agli onorevoli Ruocco e Di Battista del M5S sulla questione degli stipendi. A noi pare che l’inviata si sia comportata bene, con grande professionalità, senza lasciarsi condizionare dal clima intorno a lei.
Ma su questo, e su tutto ciò che viene detto, è giusto che giudichiate voi.
Riassumiamo: il talk diffonde il video del confronto tra parlamentari e giornalista ma spiega che per motivi tecnici, legati alla eccessiva durata dell’intervista, non può trasmetterlo in televisione perché così facendo rischierebbe addirittura di snaturarne il senso. Procediamo.
Alessandro Di Battista oggi replica a Ballarò, proponendo sul blog di Grillo (in un post intitolato ‘Lezioni di giornalismo‘) anche un video del confronto con un altro giornalista del programma Rai, stavolta incontrato in occasione di una conferenza stampa venerdì scorso:
“Questione Ballarò. CAP II. Venerdì, dopo la conferenza stampa sulle nostre mail violate, mi si avvicina, con gentilezza e cordialità, un giornalista di Ballarò (tra l’altro lui il giorno prima dell’intervista sugli stipendi che ci ha fatto la sua collega e mai andata in onda, era presente al Parco Ardeatino quando spiegavo ad un gruppo di attivisti la questione stipendi, questo per dire che sul tema Ballarò ha almeno 50 minuti di girato) per dirmi che la redazione aveva postato il video in questione sulla pagina Facebook ufficiale di Ballarò ma che in TV non era stato mandato in onda nulla perché tagliare e montare quel pezzo ne avrebbe snaturato il senso… Mentre mi parlava il nostro videomaker Maurizio ha “cacciato” fuori la videocamera e ha ripreso. Noi siamo dell’idea che, dopo aver trattato a lungo il tema stipendi (malamente tra l’altro) Ballarò aveva il “dovere deontologico” di mostrare parte delle interviste che abbiamo rilasciato. Siamo convinti che gli stessi giornalisti che lavorano per Ballarò, professionisti bravi e preparati come il ragazzo nel video, “sotto sotto” siano stradaccordo con noi. A riveder le stelle, Non in TV!.
Le parole di Di Battista sono di tenore completamente diverso rispetto a quello a cui Grillo ci ha abituati sul suo blog. Forse anche per questo motivo è davvero difficile non condividere il pensiero del giovane parlamentare. Infatti, l’idea che un talk show non possa trasmettere in prima serata un’intervista perché dura 20 minuti è inconsistente, se non addirittura assurda. E’ vero che il M5S in passato ha espresso perplessità sui tagli e sul montaggio realizzati a interviste concesse alle tv italiane da esponenti del Movimento, ma questo di certo non può e non deve rappresentare un alibi.