Home Ballarò Ballarò, Massimo Giannini: “I luogotenenti renziani hanno usato parole inaudite”

Ballarò, Massimo Giannini: “I luogotenenti renziani hanno usato parole inaudite”

Il conduttore interviene sulla polemica di questi giorni tra il governo e l’informazione di Rai3.

pubblicato 1 Ottobre 2015 aggiornato 2 Settembre 2020 10:03

Sul Tg3, e più in generale su tutta l’informazione di Rai 3, in questi giorni si è abbattuto un vero e proprio ciclone di polemiche. Tutto è partito qualche settimana fa dall’attacco del premier Matteo Renzi ai talk del martedì, Ballarò e DiMartedì: “Fanno meno ascolti della replica di Rambo“.

A rincarare la dose c’hanno pensato poi il Governatore della Regione Campania Vincenzo De Luca, che ha definito quello di Rai 3 (riferendosi a Report) “camorrismo giornalistico“, e Michele Anzaldi (deputato Pd e membro della Commissione di Vigilanza Rai), che ha sferrato la sua invettiva chiamando in causa il Tg3 di Bianca Berlinguer e Ballarò:

C’è un problema con Rai3 e con il Tg3, sì. Ed è un problema grande, ufficiale. Purtroppo non hanno seguito il percorso del Partito democratico: non si sono accorti che è stato eletto un nuovo segretario, Matteo Renzi, il quale poi è diventato anche premier. Niente, non se ne sono proprio accorti! E così il Pd viene regolarmente maltrattato e l’attività del governo criticata come nemmeno ai tempi di Berlusconi. Ballarò sforna a raffica editoriali contro il governo, intervista in pompa magna un grillino a settimana e va tutto bene? Lo sa che i nostri ministri non vogliono più andarci a Rai3? (…) Io mi aspetto che Rai3 faccia servizio pubblico: e, per ora, non lo fa.

Se da un lato Renzi ha precisato che non è in arrivo un nuovo ‘editto bulgaro‘, dall’altro Massimo Giannini in un’intervista al Fatto Quotidiano si è pronunciato sulle polemiche di questi giorni che hanno toccato da vicino il suo talk show e ha parlato di “caccia al giornalismo scomodo” messa in atto dal Pd:

Il premier ha detto ieri che non esiste alcun editto bulgaro. Ne sono lieto. Ha anche chiarito che non spetta a nessun governo decidere come si fa informazione in tv. E anche di questo prendo atto, visto che proprio lui aveva a suo tempo detto ‘fuori i partiti dalla Rai’. Si smorzano i toni, ed è un bene, ma la sostanza non cambia di molto. È come quando il cacciatore scioglie la muta dei cani, parte subito la caccia: si scatenano tutti quelli che intorno e al di sotto del presidente del Consiglio si sentono titolati a sparare su chi fa televisione in modo sgradito.

Il problema del rapporto tra la politica e la Rai è ormai vecchio e radicato, ma secondo Giannini le parole di Anzaldi sono state eccessive:

Negli Stati Uniti sarebbe impossibile: quando si tocca un punto nevralgico della dialettica democratica, come il rapporto tra media e potere, c’è una reazione immediata. I luogotenenti renziani hanno usato parole inaudite. Conosco Anzaldi da anni, è pure un bravo ragazzo: ma quello che ha detto, insieme ad altri esponenti del Pd, non si è mai sentito nemmeno ai tempi di Berlusconi.

Il conduttore di Ballarò respinge l’accusa di non aver “capito che Renzi ha vinto”:

A me chi ha vinto non interessa. Guai se mi facesse velo la presa d’atto di chi comanda. Mi attaccano i grillini, la Lega, Renzi e Forza Italia: forse vuol dire che faccio onestamente il mio mestiere. Io sono di sinistra, ma se trattassi bene il Pd perché è al governo, tradirei la missione del giornalismo. Servizio pubblico? Circola un’idea malintesa di servizio pubblico. Non è che se sei sulla Rai devi rinunciare al diritto di cronaca e di critica. Ho il massimo rispetto per la Commissione parlamentare di Vigilanza, ma anche i conteggi con il bilancino del tempo dato a questo o a quel partito, a parte il fatto che non siamo in par condicio, sono squalificanti. La politica dovrebbe occuparsi d’altro. Mi sembrano pretesti per attaccare chi, dentro la Rai, racconta la realtà per quello che è.

Fa piacere rileggere un Giannini “combattivo” dato che in tanti (Sabina Guzzanti in primis) dopo l’ultima puntata del talk politico, hanno parlato di intervista riparatrice del conduttore a proposito dell’intervista al renziano Andrea Guerra.

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