Ballarò e diMartedì: Floris e Giannini, una poltrona per due
Floris e Giannini non rinunciano alla poltrona – e non ci riferiamo (solo) a quelle del potere. La sfida del martedì sera passa anche per la scenografia dei due ‘nuovi’ talk.
Mancano poche ore al primo atto della sfida tra il Ballarò di Giannini e il diMartedì di Floris, l’un contro l’altro armati rispettivamente su Rai 3 dalle 21.05 e su La7 dalle 21.15 (forse 20.30, visto il perdurare dell’afonia di Lilli Gruber). Entrambi i programmi hanno però due cose in comune: il commento live su Polisblog e le poltroncine di studio.
Ebbene sì. La seduta squadrata, rigorosamente geometrica, apparentemente scomoda, ma perfetta antitesi della candida poltroncina Frau di Porta a Porta, farà bella mostra di sé sia nello studio di Ballarò che in quella di diMartedì. Suo malgrado, è diventata il vero marchio del talk del martedì sera, il tratto distintivo non solo di un programma, ma di uno stile di fare politica in tv.
Floris, che l’ha introdotta e che l’ha fatta ‘crescere’, ha pensato bene di portarla con sé a La7. Non solo. Ne ha fatto il vessillo della sua filosofia tv, tanto da farla diventare la protagonista del promo di diMartedì, che potete vedere in apertura di post.
Non poteva portare con sé il titolo del suo fortunato programma, ma non ha voluto rinunciare all’elemento che più di altri ha caratterizzato il suo studio e la sua carriera. Un ancoraggio visivo rassicurante per chi ha amato il suo Ballarò, un segno di continuità rispetto alla tradizione iniziata su Rai 3, un modo per affermare che i 12 anni di Ballarò non sono affatto resettati. Unica variazione rispetto al passato, l’effetto marmorizzato che conferisce maggior solidità all’impianto di questo ‘nuovo’ talk con 12 anni di esperienza.
La cosa interessante è che anche Giannini, o chi per lui, ha fatto delle sedute squadrate l’elemento distintivo del programma. Non bastava il titolo, non bastava neanche il mantenimento della sigla iniziale (anche se riarrangiata da uno dei cantautori storicamente più connotati della scena musicale italiana), non bastava neanche Rai 3: c’è stato bisogno di mantenere la poltroncina squadrata per ‘comunicare’ al pubblico che sì, qualcosa è cambiato per necessità, ma che in fondo nel ‘nuovo Ballarò’ ci si potrà ritrovare quel che è sempre piaciuto, senza necessariamente premere il tasto 7 del telecomando.
Sia per Ballarò che per diMartedì la tradizione nell’innovazione, la continuità nel cambiamento è simboleggiata dalla poltroncina squadrata, nell’originale stile cartone pressato (più ‘proletaria’) di Ballarò o nella riedizione marmorizzata (a sottolineare il peso del già vissuto) del nuovo diMartedì.
Si sa, un segno acquista valore in un contesto: ebbene, a mio avviso quella poltroncina squadrata è nello stesso tempo segno di debolezza e di consapevolezza, a seconda degli studi in cui è collocata. Ma lascio a ciascuno la libertà di ‘associare’ il diverso significato allo ‘stesso’ significante. Stasera poi potremo tirare le somme dei due debutti.
PS: A tutti – conduttori, autori, registi, maestranze – il nostro in bocca al lupo per la nuova avventura.