Ballando con le Stelle: uno show da rito collettivo (con il cast migliore di sempre)
Ballando con le Stelle, lo show condotto da Milly Carlucci, è tornato in onda su Rai 1, con la prima puntata della diciottesima edizione.
Se altrove si accontentano di comporre cast con scarti del Grande Fratello Vip, Ballando con le Stelle, nell’anno della maggiore età, ritorna su Rai 1 con quello che presumibilmente è il cast migliore di sempre.
Abbandonati i propositi di scegliere i concorrenti quasi unicamente in base alle possibili polemiche preconfezionate da portare dentro lo show, il varietà/talent show di Milly Carlucci è tornato ad occupare il sabato sera con un cast ricco di personalità televisive che, nella maggior parte dei casi, non necessitano di presentazioni aggiuntive.
Riconoscibilità, termine utilizzato spesso anche nel corso della conferenza stampa di presentazione, è la parola d’ordine di Ballando con le Stelle. Qualcuno potrebbe pensare che, dopo 18 anni, un programma dovrebbe essere giocoforza riconoscibile e invece no, perché, in alcuni casi, gli show di lunga data vivono con l’apprensione di dover essere per forza contemporanei e con l’ansia di dover inevitabilmente intercettare l’interesse dei giovani. Tutti propositi, all’apparenza, legittimi ma c’è un però.
Milly Carlucci prende in prestito il modus operandi della sua diretta concorrente, Maria De Filippi, che è quello di creare dei piccoli tòpoi che, oltre a rafforzare la riconoscibilità dello show, lo aiuta a diventare una sorta di rito collettivo, piccoli luoghi comuni che aiutano il pubblico a sentirsi “a casa”, dagli zero di Guillermo Mariotto a Ivan Zazzaroni che sta sempre inspiegabilmente in piedi, dalla scarsa tolleranza di Selvaggia Lucarelli nei confronti di Rossella Erra alla non eliminazione della prima puntata.
Trattasi di piccoli pezzi di un puzzle che non possono mancare perché la tv è anche questo, è abitudine, non sinonimo di noia ma di consuetudine, è attendere con misurata impazienza ciò che già si conosce. La tv è anche rassicurazione.
Ballando con le Stelle, ormai, rientra nel novero di programmi televisivi che possono definirsi, appunto, da rito collettivo, programmi da gruppo d’ascolto e, come già scritto in apertura, quest’anno con un cast ottimo, ricco di grandi nomi e variegato nelle peculiarità caratteriali dei vari concorrenti.
Impossibile da non sottolineare un Teo Mammucari in strepitosa forma, eloquentemente depotenziato in Tú sí que vales, che ha fatto più che bene a passare alla concorrenza (ad oggi, insieme a Fiorello, è l’unico che merita la definizione di showman). Il tentativo di disinnescarlo proveniente da Selvaggia Lucarelli fa parte di un gioco delle parti intelligentemente portato avanti dalla giuria ma a nessuno conviene indebolire un personaggio così, così, come l’anno scorso, a nessuno conveniva indebolire un personaggio controverso ma funzionale alle dinamiche dello show come Iva Zanicchi.
No alle polemiche preconfezionate (e alle battute preconfezionate come quella inevitabile sul Blu Estoril o quelle su Rocco Siffredi, papà di Lorenzo Tano), sì a sfruttare le dinamiche di partenza che questo cast sa offrire come il “conflitto di interessi” di Mariotto con Paola Perego, accolto quasi con entusiasmo da Selvaggia Lucarelli dopo l’esperienza dell’anno scorso con il compagno Lorenzo Biagiarelli, la possibile scheggia impazzita Simona Izzo, i duelli “in casa” di Simona Ventura, con la Perego e con il compagno Giovanni Terzi, le probabili love story.
Tutto ciò che è naturale è più divertente, dalla frecciatina della Lucarelli a Barbara D’Urso a Ivan Zazzaroni che definisce “quella” (senza cattiveria, ovviamente) Loretta Goggi: “Come dice quella? Chapeau!”.
Anche Ballando con le Stelle, come lo show diretto concorrente, usa il talent show come espediente per fare intrattenimento in un altro modo. Sì, la gara di ballo interessa ma non è tutto.
E questa commistione varietà/talent show funziona, c’è poco da dire.