Non sappiamo che tipo di annata televisiva si prospetti dal punto di vista della qualità, ma difficilmente rivedremo momenti di forte emozione come quello che ha coinvolto ieri Vladimir Luxuria a Back to School, il nuovo programma di Nicola Savino che ieri ha debuttato sulla quarantenne non celebrata Italia 1 con quasi due milioni di telespettatori e il 9,8 per cento di share, numeri che di solito la rete giovane Mediaset raggiunge solo con Le Iene Show.
Prevista inizialmente nell’autunno 2021 e poi rimandata a questo inverno per problemi di editing, la trasmissione vede un gruppo di personaggi famosi alle prese con l’esame di quinta elementare, ormai da molti anni abolito dal Ministero dell’Istruzione. A supportarli nel ripasso un manipolo di bambini della scuola primaria.
La presenza di Vladimir Luxuria all’interno del cast (nel quale figurano anche Ignazio Moser, Clementino, Nicola Ventola, Giulia Salemi e tanti altri) aveva fatto immaginare che nell’interazione con i bambini il tema della diversità sarebbe stato toccato, ma non in maniera così forte per la protagonista, che si commuove quando le due “maestrine” Sofia e Luna corrono ad abbracciarla al termine della lezione di educazione civica.
Luxuria spiega:
“Sapete per quale motivo mi sono commossa? Stando qui a questo banco mi sono venuti alla mente tanti ricordi, tante volte in cui non mi sono sentita accettata o voluta bene. Questa cosa invece di vedere voi che siete il futuro dell’Italia, che avete questo atteggiamento così bello, mi commuove”.
Nel momento confessionale, l’opinionista ha aggiunto:
“Dico una cosa che non ho mai detto. Quando avevo tipo 16 anni già all’epoca ero abbastanza effeminata e una volta mi ricordo che c’era questa mamma col carrozzino con questo bambino bellissimo. Questa mamma ha fatto proprio questo gesto che ha allontanato il carrozzino da me, come se la mia diversità non mi desse il diritto di potermi rivolgere o avere dei rapporti con dei bambini. E questo è stato qualcosa che mi ha traumatizzata, come se mi fossi sentita sporca“.
Altro che l’insulsa polemica sulla presunta esistenza della teoria gender nelle scuole che ha contribuito ad affossare il ddl Zan.