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Auditel sotto attacco – Per l’Antitrust “sovrastima” i dati di alcuni canali

L’Antitrust verso la condanna dell’Auditel. Ecco le contestazioni alla struttura, che opera in posizione dominante e ha un comportamento anticoncorrenziale.

pubblicato 6 Dicembre 2011 aggiornato 5 Settembre 2020 01:23


Care lettrici e cari lettori che attendete i dati Auditel tutte le mattine come se fossero il vangelo della tv, siate voi addetti ai lavori o semplici spettatori-tifosi, l’Antitrust ha in serbo una bella sorpresa per voi. Una sorpresa che poi sorpresa non è, visto che sappiamo bene che l’Auditel non è una rilevazione puntuale ma una misurazione statistica, che non corrisponde in alcun modo a un indice di gradimento (l’equivalenza è nata per prassi), che è una mera convenzione stipulata fra editori e pubblicitari che si basa su un campione statistico di 5.163 famiglie-campione (circa 14.000 individui), che coprono 2.090 (poco più di un quarto) degli 8.100 comuni italiani. I dati, infine, essendo misurazioni statistiche, hanno associato un errore (come tutte le misure statistiche).

Queste sono le premesse che dovrebbero essere ben note, quando si parla di dati Auditel. E che molto spesso vengono dimenticate da osservatori, commentatori, addetti ai lavori che cadono dal pero. Poi ci sono le notizie recenti. Il 9 novembre 2009 l’Antitrust aveva avviato una Istruttoria contro Auditel per abuso di posizione dominante, in seguito a un esposto di Sky. Successivamente, la procedura era stata ampliata.

Ora sta arrivando la condanna dell’Antitrust, anticipata da Repubblica.

«Tra la seconda metà del 2009 e l’ottobre del 201» l’Auditel non ha pubblicato i dati di ascolto «per ciascun canale e per ciascuna piattaforma trasmissiva», come invece avrebbe dovuto. In questo modo l’Auditel «non ha permesso di cogliere l’impatto – sulle performance delle diverse piattaforme trasmissive – delle profonde trasformazioni che stanno interessando il settore tv»

Questo comportamento – cui si aggiunge il fatto che l’Auditel opera in posizione dominante nel settore -, secondo l’Antitrust, ha avvantaggiato Rai e Mediaset.Inoltre si punta il dito contro

«l’errata attribuzione dei risultati della sua rilevazione anche alle famiglie italiane che non hanno un televisore». Pratica «che ha avuto inizio nella prima metà dell’anno 2008 ed è ancora in corso». «La produzione di dati di ascolto che sovrastimano la performance solo di alcuni canali (ed in maggiore proporzione quella dei canali più seguiti) costituisce un comportamento abusivo».

Il Garante per le Telecomunicazioni non considera grave l’aver procrastinato la pubblicazione dei dati dei vari canali, attribuendo la cosa alla necessità di avere un campione statistico credibile. Considera grave, invece, l’associare i risultati anche a chi non possiede un televisore.

Chissà se questa dura presa di posizione dell’Antitrust permetterà, finalmente, oltre a risolvere le problematiche di cui sopra, di passare a sistemi di misurazione più credibili e che giustifichino la bagarre che i dati Auditel scatenano ogni giorno.