Auditel, questo sconosciuto. La rappresentazione in percentuale delle famiglie campione
Ogni giorno il sottoscritto è alle prese con i dati Auditel e spesso risultano l’opposto rispetto al nostro sondaggio del Cosa hai visto ieri sera. Anche prodotti all’apparenza seguitissimi dai giovani, vedi i telefilm a parte rarissime eccezioni, ottengono raramente numeri elevati. Nell’edizione del Telefilm Festival appena terminata l’Amministratore Delegato di Magnolia, Giorgio Gori, ha
Ogni giorno il sottoscritto è alle prese con i dati Auditel e spesso risultano l’opposto rispetto al nostro sondaggio del Cosa hai visto ieri sera. Anche prodotti all’apparenza seguitissimi dai giovani, vedi i telefilm a parte rarissime eccezioni, ottengono raramente numeri elevati.
Nell’edizione del Telefilm Festival appena terminata l’Amministratore Delegato di Magnolia, Giorgio Gori, ha di fatto dichiarato che contrariamente a quanto si pensi i telefilm nel nosto Paese non hanno tutto il successo di cui si parla. E così vero o Gori voleva difendere i propri prodotti di intrattenimento?
Andiamo con ordine. Lo spunto di questo post viene da un’anticipazione di un articolo che uscirà sul prossimo Telefilm Magazine di giugno in cui il direttore artistico del Telefilm Festival, Leopoldo Damerini, (autore del libro di citazioni telefilmiche “La vita è un telefilm“) da’ finalmente le cifre di suddivisione del panel Auditel. Stando alle cifre che tra poco citeremo, ci sarebbe davvero da mettere mano al sistema di rilevazione altrimenti tra qualche anno rischieremmo di essere solo riempiti da prodotti per ottuagenari e sempre meno per i giovani che come risaputo stanno pian piano abbandonando la televisione generalista.
Intendiamoci, non che non ci debbano essere ma ci vorrebbe un certo equilibrio che al momento sembra non esserci. Tornando a Gori, secondo cui in Francia, Inghilterra, Spagna o Germania, i telefilm sono in cima a tutte le classifiche di rilevazione mentre da noi vivacchiano, il discorso è vero fino ad un certo punto. E il colpevole, se così si può dire, è manco a dirlo l’Auditel. Il sistema di rilevazione italiano è formato da circa 5.000 famiglie-campione scelte sulla base dei dati ISTAT secondo cui risultiamo il Paese più vecchio tra quelli con più di 10 milioni di abitanti con il 25% di popolazione con più di 60 anni. Secondo le previsioni addirittura nel 2025 arriveremo al 34%, secondi al Giappone. E non è finita qui…
Secondo sempre il nostro Auditel l’italiano medio è rappresentato come uno che forse andava bene 10-20 anni fa: basta pensare che per avere il famoso meter bisogna avere il telefono fisso in casa mentre chi ha solo il cellulare (e moltissimi giovani ormai usano il cellulare come unico telefono nella propria abitazione) non può essere parte delle famiglie di cui sopra.
Ma bando alle ciance. Vi siete mai chiesto come sia suddivisa da noi la rappresentazione del pubblico televisivo secondo il sistema rilevazione Auditel?
– 32,7% oltre i 55 anni (12,5% per i 55-64 e 20,2% per i 65+)
– 13,7% 45-54 anni
– 16,7% 35-44 anni
– 15,2% 25-34 anni
– 5,7% (!) per i 20-24 anni
– 5,1% (!) 15-19 anni
– 6,9% (!) 8-14 anni
– 3,8% 4-7 anni
Con questi numeri qualcuno ha ancora il coraggio di chiedersi come mai i telefilm da noi arrivano a numeri in media rete per le televisioni cadette tipo RaiDue o Italia 1 e raramente toccano l’obiettivo per le ammiraglie, House a parte? Il telefilm, ma il discorso potrebbe essere esteso anche ad altri prodotti, è seguito dal cosiddetto pubblico pregiato, quello che va dai 15 ai 24 anni e, se sommiamo la percentuale tra i 15-19 e 20-24 non otteniamo lo stesso numero dei 55-64: come si può dunque pensare che possano avere successo rispetto a fiction tarate per un pubblico di anziani? Perchè da noi eccellenti prodotti come Lost, Desperate Housewives, Heroes hanno ascolti ridotti al lumicino mentre in tutto il mondo, Europa in primis, superano ampiamente le medie di rete?
L’Auditel nel 1984 è stato creato, come da statuto per avere una “rilevazione oggettiva e imparziale degli indici di ascolto, a fine pubblicitario, delle trasmissioni televisive“. Oggi è l’esatto contrario. Si dice per esempio che per il tot. individui Dr. House sia calato? Ebbene, coloro che lo seguono, nonostante cambi di programmazione, spostamenti, inediti più repliche, hanno decretato il 22% sul pubblico 15-64 (solo il 18% sull’intero bacino). In perfetta media di rete dunque.
Si dirà che questo cosiddetto target commerciale è un’invenzione di Mediaset per dire di aver vinto anche quando non è vero: peccato che in tutto il mondo, USA compresa, si stia sempre più affiancando la fascia cosiddetta commerciale con quella totale proprio per dare una certa visibilità ai prodotti cosiddetti di nicchia per un pubblico anziano ma invece cult per i giovani. Da noi è così difficile? O gli interessi sono così alti per cui bisogna salvaguardare qualcosa o qualcuno?
Una cosa vorrei fare, da curatore dello spazio Auditel, dal prossimo autunno: affiancare ogni giorno al tot. individui anche quello del target commerciale. Non sarà molto ma speriamo che anche giornali, agenzie e vari media inizino a differenziare gli ascolti altrimenti se continua così avremo sempre più fiction tipo Don Zeno (senza entrare nel merito del prodotto sia chiaro) e sempre meno Lost o Heroes.