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L’Auditel è affidabile? Se ne è discusso al Festival dell’Immaginario di Perugia

Al Festival dell’Immaginario di Perugia si discute di Auditel: può ancora essere considerato affidabile?

di grazias
pubblicato 24 Novembre 2012 aggiornato 3 Settembre 2020 23:59

La terza edizione perugina del Festival dell’Immaginario ha offerto delle interessanti riflessioni sullo spinoso tema dell’affidabilità dei dati Auditel. Durante una conferenza tenuta dal professor Giorgio Simonelli, si è parlato della qualità dei programmi proposti dalle generaliste e di quanto influisca sugli ascolti di queste reti. Ah, poi è stata esposta una tesi per cui ci sarebbero alcune buone (?) ragioni per non fidarsi dell’Auditel.

Daniele Banfi, laureando dell’Università Cattolica di Milano, è intervenuto per raccontare il proprio lavoro di ricerca sui dati Auditel e le relative conclusioni a cui è giunto. Stando a quanto ha esposto, l’Auditel sarebbe un meccanismo di indagine decisamente perfezionabile per una serie di “pecche” in cui incappa a causa di una sorta di ostinata fedeltà ai propri parametri di indagine (nonostante il fatto che i telespettatori di oggi siano un tantino diversi da quelli degli anni Ottanta).

Il primo difetto dell’Auditel sarebbe quello di non terner conto degli immigrati residenti in Italia. Questione non da poco se si considera che si sta parlando di più di cinque milioni di individui. “Se nei primi anni Ottanta, che hanno visto la nascita dell’Auditel, gli immigrati erano poco meno di diecimila e quindi non avrebbero potuto causare notevoli oscillazioni di share, oggi i parametri dovrebbero essere riaggiornati”, conclude il laureando.

L’Auditel poi non terrebbe conto delle collettività, come ad esempio le orde di tifosi che si radunano nei bar per seguire la propria squadra. Perchè non considerare, poi, tutti gli individui che seguono la tv dal proprio pc? Pare che in Inghilterra questo fenomeno, ormai diffusissimo anche a casa nostra, sia incluso nei parametri di monitoraggio degli ascolti già dal 2010. Non potrebbe riservare delle sorprese anche in Italia? Magari sì.

Questa pioggia di critiche non ha lasciato indifferente la platea, soprattutto quando il discorso è virato sulla trasparenza dell’Auditel e sul curioso rapporto tra ascolti e qualità di un programma (pare infatti che sia inversamente proporzionale). A questo punto, uno dei presenti prende la parola: si tratta di un autore della parte culturale di Uno Mattina che, indignato, difende a spada tratta l’affidabilità dell’Auditel ma anche il valore dell’offerta televisiva italiana. Se considera l’Auditel uno strumento funzionante ma perfezionabile, non cede di un millimetro sulla qualità della nostra tivvù che “non è la peggiore d’Europa, anzi è una delle migliori”.

E voi? Da che parte state?