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Auditel, Nielsen testa un software per le rilevazioni degli ascolti via web?

Voglio condividere con voi un’interessante segnalazione che ci è giunta da un lettore, che preferisce ovviamente restare anonimo. E’ l’ennesima conferma di quanto, dal Tveetmeter che ha iniziato a monitorare il social Auditel alla web tv di Amici, Witty Tv, passando per la Web Room di The Voice, il feedback del web sia diventato irrinunciabile

pubblicato 7 Marzo 2013 aggiornato 3 Settembre 2020 20:36

Voglio condividere con voi un’interessante segnalazione che ci è giunta da un lettore, che preferisce ovviamente restare anonimo. E’ l’ennesima conferma di quanto, dal Tveetmeter che ha iniziato a monitorare il social Auditel alla web tv di Amici, Witty Tv, passando per la Web Room di The Voice, il feedback del web sia diventato irrinunciabile (e non un alibi per “sistemare” le Alessandra Barzaghi di turno). Ecco la “soffiata” di un insider:

“La rilevazione AUDITEL per contenuti televisivi via web avrà inizio anche in Italia. Poco fa la Nielsen mi ha chiamato dicendo se volevo aderire in quanto già campione Auditel. Mi hanno domandato se usufruissi del pc per vedere alcuni contenuti tv o avessi Skygo… e così mi sono fatto spiegare e ho accettato. Si tratta di un software, inviato via mail, che viene installato nel pc e rileva se ci sono contenuti televisivi da canali web e streaming tv… è in fase sperimentale. In un vostro post su Tvblog si diceva che la sperimentazione partiva solo negli States. E invece no, la procedura consiste che, una volta installato il software, l’utente viene rilevato come se fosse il meter e il dato relativo alla visione di un programma o di una clip viene subito trasmesso. Saranno rilevati solo i contenuti web televisivi, non di altra natura…”.



Ricordiamo che sinora la soluzione crossmediale di Nielsen è quella che integra il People Meter Panel italiano (Auditel) con la misurazione dell’audience Online di Nielsen (Audiweb), attraverso un procedimento di “data fusion” che consente di fornire una panoramica sull’utilizzo congiunto di TV e Internet da parte del consumatore. 


La stessa Agcom, a tal proposito, ha chiesto più poteri sulla rilevazione degli indici di ascolto e di diffusione delle piattaforme web, oggi gestite appunto da società come Auditel per la tv e Audiweb per internet, “le cui governance spesso non sono rappresentative dell’intero settore di riferimento”. E’ in sintesi la richiesta avanzata dalla stessa Authority per le comunicazioni nella segnalazione inviata al Governo in tema di liberalizzazioni e crescita (era ancora presidente Corrado Calabrò), nell’ambito di una proposta di agenda digitale avanzata lo scorso anno.

Si era in quell’occasione, finalmente, messo in luce lo sviluppo sempre più evidente del mezzo, a fronte del calo degli investimenti pubblicitari su stampa e tv. Si sottolineava, infatti, per il web il dato di crescita del 30% annuo in termini di pubblicità, oltre al fatto che era già risultato il secondo tra i mezzi più amati dai pubblicitari subito dopo la tv.

Tuttavia per il web, così come per gli altri mass media, dalla televisione alla radio, vige un sistema di rilevazione ‘governato’ da una delibera dell’Autorità per le comunicazioni che risale al 2006 in cui, in sostanza, sono state fissate le regole della governance delle società che compiono la rilevazione.

Nel caso di Internet, come riportato da un’ Adnkronos, la società è Audiweb: è una società partecipata da Fedoweb (50%), associazione di editori online, da Upa, Utenti Pubblicità Associati (25%), che rappresenta le aziende nazionali e multinazionali che investono in pubblicità e da Assap Servizi, l’azienda di servizi di proprietà di AssoComunicazione (25%), associazione delle agenzie e centri media operanti in Italia.

In ogni caso, secondo elaborazioni contenute in un recente Rapporto dell’Authority sulle comunicazioni in Italia, la pubblicità su Internet ha un altissimo tasso di potenzialità visto che, rispetto ad altri paesi, come la Gran Bretagna, il ricavo in termini di pubblicità per 100 pagine visitate da un utente britannico è tre volte superiore a quello italiano.